Sos Australia, la grande barriera corallina sempre piu’ a rischio per gli effetti del riscaldamento globale

Sono sempre piu’ dannosi gli effetti del riscaldamento globale sulla grande barriera corallina quindi le sue prospettive future sono “molto negative”. A lanciare l’allarme nel suo rapporto quinquennale e’ l’Autorita’ del parco marino dell’ecosistema unico al mondo che ha retrocesso da “cattivo” a “molto cattivo” lo stato di degrado della barriera estesa quasi 2.300 km lungo la costa nord-orientale dell’Australia, patrimonio mondiale Unesco dal 1981. “Le gravi ripercussioni delle temperature record alla superficie dell’acqua hanno deteriorato lo stato dell’habitat della scogliera da cattivo a molto cattivo”, ha riferito l’agenzia governativa, sottolineando che “il riscaldamento climatico si sta aggravando e rappresenta la minaccia piu’ grave per le prospettive della regione sul lungo periodo”. L’Autorita’ del parco marino della grande barriera chiede con urgenza “un’azione mondiale significativa per arginare il riscaldamento climatico, unico modo per rallentare il degrado dell’ecosistema e il valore patrimoniale della barriera”.

Oltre alla crisi del clima, dal 2014 a causare lo sbiancamento continuo della barriera e’ l’inquinamento provocato dallo sgocciolamento nell’oceano dell’acqua utilizzata nelle attivita’ agricole. Si aggiungono anche i danni provocati dall’Acanthaster porpora, la stella marina corona di spina che divora i coralli, che prolifera proprio a causa dell’inquinamento. Gli scienziati hanno riscontrato che il numero di nuovi coralli e’ diminuito di 89% sulla barriera per via del suo sbiancamento, che ormai riguarda un tratto di 1500 chilometri. Sono anni che le Ong ambientaliste accusano il governo conservatore australiano di inazione nella lotta ai cambiamenti climatici e di puntare sul settore minerario, in particolare sul carbone. Lo scorso anno il governo australiano ha destinato 500 milioni di dollari alla sua protezione. La stampa fa notare che il rapporto dell’Autorita’ del parco marino e’ stato pubblicato proprio nel giorno in cui nuovi dati ufficiali confermano l’aumento in Australia delle emissioni di gas ad effetto serra nel primo semestre 2019, come gia’ succede da 4 anni.

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