Save the Children, in Yemen alle stelle i prezzi dell’ossigeno e dei dispositivi di protezione individuale, il costo delle maschere monouso aumentato addirittura di 30 volte

I costi dei dispositivi salvavita come quelli di protezione individuale, le maschere usa e getta e le bombole di ossigeno, sono alle stelle in Yemen, lasciando milioni di persone esposte al Coronavirus con pochi mezzi per essere curati o per proteggersi contro la rapida diffusione del virus mortale nel Paese. Secondo i team di Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e garantire loro un futuro, il prezzo delle maschere usa e getta è aumentato in tutto il paese da circa 10 riyal (quasi 0,02 dollari) per unità a 300 riyal (0,5 dollari), un aumento di trenta volte. Per quanto riguarda una maschera professionale N95, il prezzo può arrivare fino a 5.000 riyal (circa 8 dollari). Ciò rende l’acquisto di questi articoli salvavita una sfida non solo per gli individui ma anche per le organizzazioni umanitarie. In un paese in cui gli stipendi degli operatori sanitari variano da 83 a 250 dollari mensili e il reddito medio è di circa 120 dollari al mese, una maschera monouso sta diventando un oggetto di lusso.

Molte strutture sanitarie hanno riferito che il personale non si è presentato al lavoro per mancanza di dispositivi di protezione individuale e alcuni ospedali hanno addirittura chiuso perché si trovavano di fronte a una carenza di personale. Questa nuova sfida finanziaria potrebbe spingere più operatori sanitari a smettere di lavorare e le strutture sarebbero costrette ad allontanare i pazienti. “Si è creato il panico negli ospedali pubblici che non erano pronti a ricevere un numero così alto di casi sospetti di COVID-19, oltre a doversi occuparsi di diverse malattie, pur non disponendo di DPI adeguati per gli operatori sanitari” ha dichiarato Masar Khalid, responsabile per la salute e la nutrizione di Save the Children ad Aden. “Avevo un buon reddito come dipendente pubblico, ma non sono stato pagato per tre anni. Quindi, ho dovuto lavorare alla giornatanel mercato locale per provvedere alla mia famiglia. Ci chiedono di rimanere a casa ed evitare le persone, ma questo non è possibile per me. Devo andare tutti i giorni nel mercato affollato, ho una maschera che ho comprato qualche settimana fa e la indosso ogni giorno mentre i miei figli non indossano nulla. Abbiamo un po’ di sapone a casa e proviamo a usarlo nel modo più saggio possibile, per ciò che è strettamente necessario, ma non possiamo permetterci più spese. Per l’acqua, i miei figli vanno due volte al giorno a fare la fila e a prenderla dall’unico serbatoio nel nostro quartiere” ha detto Yahia, 43 anni, che vive a Sanaa con sua moglie e i loro quattro figli.

Per quanto riguarda le bombole di ossigeno vuote, ad Aden, il prezzo per unità è aumentato da 50 dollari pre-epidemia ai 160 attuali. Molte cliniche comunitarie e strutture sanitarie non sono in grado di permettersi nuove bombole. A livello nazionale, ci sono meno di 12.000 bombole disponibili per una popolazione di quasi 30 milioni di persone. I cilindri in uso devono essere riempiti regolarmente, con un costo di ricarica che è raddoppiato da 1.000 riyal (1,6 dollari) a una cifra compresa tra 1.500 e 2.000 riyal (da 2.4 a 3.3 dollari). La pompa di riempimento di ossigeno in uno dei due ospedali di Aden è esplosa di recente, perchè necessitava di manutenzione, compromettendo ulteriormente questa risorsa vitale. Secondo le Nazioni Unite, 42 pazienti che erano in ospedale quando è avvenuta l’esplosione richiedono ossigeno per rimanere in vita. In generale, l’ospedale ha bisogno tra le 50 e le 60 bombole di ossigeno al giorno. E sebbene sia di nuovo operativo, qualsiasi ulteriore interruzione potrebbe essere pericolosa per la vita di diversi pazienti. “Le maschere erano già scarse nella maggior parte dello Yemen, nonostante i massicci sforzi delle agenzie delle Nazioni Unite per colmare il divario il prima possibile. Con l’aumento dei prezzi, per molti yemeniti diventa impossibile acquistarle: i civili non possono permettersele e le organizzazioni umanitarie fanno fatica a procurarsele. Se lo strumento di prevenzione più semplice e di base che è così urgentemente necessario nei mercati affollati e nelle aree urbane e che può salvare vite umane non è disponibile, non si può dire quanto velocemente e quanto lontano potrà diffondersi il virus ” ha dichiarato Xavier Joubert, direttore di Save the Children nel Paese.

Con l’inasprimento della chiusura delle frontiere per fermare la diffusione del Coronavirus, le misure di quarantena richieste nei porti marittimi all’ancoraggio hanno ridotto i carichi umanitari di due terzi nei punti chiave di accesso. Per lo Yemen significa che i dispositivi di protezione individuale (DPI) e le forniture mediche non possono essere consegnati in modo tempestivo. Save the Children chiede alle autorità dello Yemen di accelerare lo sdoganamento per i dispositivi di protezione individuale e le forniture mediche, nonché la rotazione del personale nel Paese. Dopo la conferenza di impegno internazionale che si è tenuta il 2 giugno e ha promesso 1,35 miliardi di dollari per la risposta agli aiuti, l’Organizzazione chiede ai donatori di erogare questo finanziamento con urgenza. Ma l’accesso e il denaro non avranno l’impatto necessario se il conflitto persiste e gli inviti a rispettare un cessate il fuoco rimangono inascoltati delle parti in conflitto. Save the Children supporta 4 delle 38 unità di trattamento Covid19 in Yemen, fornendo attrezzature e garantendo formazione. Al 30 maggio, sono 314 i casi confermati di Covid19 nel Paese, inclusi 78 decessi, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità. Ma i numeri effettivi potrebbero essere significativamente più alti poiché i test sono ancora estremamente limitati e il settore sanitario non è in grado di monitorare l’epidemia.

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