Tinto Brass, all’anagrafe Giovanni Brass, compie 87 anni. Regista, sceneggiatore e scrittore italiano, è considerato il maestro del cinema erotico italiano

Tinto Brass, all’anagrafe Giovanni Brass,  compie 87 anni. Registasceneggiatore e scrittore italiano, considerato il maestro del cinema erotico italiano.

Nasce a Milano da una famiglia goriziana di remote origini austriache, nipote del pittore goriziano Italico Brass, ma si trasferisce presto a Venezia. Iscrittosi nel 1951 all’Università di Padova alla Facoltà di giurisprudenza, nel 1955 chiese e ottenne il congedo per quella di Ferrara, dove si laureò nel 1957 con una tesi sui “Rapporti di lavoro con imprese della produzione cinematografica” (relatore Carlo Lega). Appassionato di cinema più che di diritto, sul finire degli anni cinquanta trascorse un biennio come archivista alla “Cinémathèque” di Parigi, avvicinandosi agli ambienti della nascente Nouvelle Vague. In seguito tornerà in Italia come aiuto-regista di Alberto Cavalcanti.

Già assistente di maestri del cinema come Roberto Rossellini e Joris Ivens, esordì nella regia con il lungometraggio In capo al mondo (1963), apologo sul disagio giovanile, del quale curò anche la sceneggiatura e il montaggio. Con una sorta di “anarchismo umoristico” il film narrava i disagi di un giovane che stenta a integrarsi nella società, ma questa insofferenza verso il potere e le sue istituzioni non venne apprezzata dai censori dell’epoca, che gli imposero di rigirare la pellicola da capo. Per tutta risposta Brass le cambiò solo il nome (Chi lavora è perduto), rendendo ancora più esplicito il messaggio politico-sociale.

Dopo essere stato coinvolto, con alterni risultati, in alcune produzioni di carattere commerciale (nel 1964 la fiaba “fantascientifica” Il disco volante e il film collettivo La mia signora, del quale firma due episodi accanto a Luigi Comencini e al suo estimatore Mauro Bolognini; lo spaghetti-western Yankee del 1966), il regista tornò a moduli espressivi più intimi con i successivi Col cuore in gola (1967), L’urlo (1968), Nerosubianco (1969) (nella cui locandina, scrivendo in stampatello le lettere dalla seconda alla quinta, creava un emblematico gioco di parole: nEROSubianco), Dropout (1970) e La vacanza (1971), ultimo film brassiano in cui l’erotismo non la fa da padrone. Inoltre Brass racconta che Nerosubianco piacque molto negli USA tanto che la Warner Bros. decise di affidargli la regia dell’adattamento cinematografico di Arancia meccanica; tuttavia Brass voleva prima finire L’urlo e perse così l’incarico.

Verso l’erotismo

Il sesso e il suo particolare rapporto col potere e col denaro diventa tema centrale di Salon Kitty (1975), film impregnato di atmosfere che ricordano quelle di Luchino Visconti e Liliana Cavani, e della ricostruzione storica Caligola (1979), che ebbe una produzione molto travagliata a causa dei contrasti tra il regista e la produzione che portarono all’estromissione di Brass dal montaggio. La propensione per il grottesco contraddistingue Action (1979), beffarda e autobiografica riflessione sul rapporto che lega arte e pornografia. Deciso ad abbandonare il cinema “serio” (o “serioso”, come dice lui) per dedicarsi al cinema erotico, nel 1983 Brass girò La chiave (con Stefania Sandrelli, tratto dal romanzo omonimo dello scrittore giapponese Tanizaki Jun’ichirō), spostandosi poi gradatamente verso una trattazione sempre più disinvolta dei tabù dell’erotismo. Questa pellicola, che ebbe un buon successo di pubblico e di critica, fece entrare Tinto Brass nell’olimpo di tale genere cinematografico, rendendo però molto controversa la sua figura specialmente tra le femministe (che gli rimproveravano una certa considerazione della donna come oggetto) e le classi sociali più tradizionaliste. Puntualmente accompagnati da un alone di scandalo escono Miranda (1985, con Serena Grandi, rivisitazione de La locandiera di Goldoni) e Capriccio (1987, con Francesca Dellera).

Nel 1988 Brass dirige Snack Bar Budapest (tratto dall’omonimo romanzo di Marco Lodoli e Silvia Bre) prendendosi così una pausa dal genere erotico. Il film, un noir visionario, ottiene buone critiche ma scarso riscontro commerciale. Il ritorno all’erotismo più esplicito e godereccio avviene con Paprika (1991), che lancia Debora Caprioglio, e Così fan tutte (1992, con l’esordiente Claudia Koll). Le piccanti discussioni e le roventi polemiche che i suoi lungometraggi suscitano contribuiranno a rendere famose le sue attrici protagoniste.

In seguito però la ripetitività di schemi e situazioni affievolisce l’interesse del pubblico nei confronti delle sue opere successive; ciò a cominciare da L’uomo che guarda (1994), liberamente tratto da un romanzo di Alberto Moravia. Frattanto nel 1993, Brass aveva iniziato le riprese di Tenera è la carne, tratto dal libro Il macellaio di Alina Reyes. Dopo pochi giorni di riprese il film subisce un arresto per la morte del produttore. I diritti vengono acquistati dalla casa di produzione Rodeo Drive e nel 1994 Brass scrive insieme alla scrittrice Alda Teodorani la sceneggiatura del film Lola & il macellaio, la storia di una ragazza, Lola, che non vuole perdere la verginità; per la parte della protagonista viene contattata Alba Parietti ma a causa dei contrasti nati tra l’attrice e il regista il film viene affidato ad Aurelio Grimaldi con altra sceneggiatura.

In seguito, Brass gira la commedia erotica autobiografica Fermo posta Tinto Brass (1995) in cui è anche attore come in molti dei suoi film, Monella (1998) dove si riprendono parti dello script di Il macellaio e la fornaiaTra(sgre)dire (2000) e Senso ’45 (2002, con Anna Galiena), rilettura in chiave erotica, ambientata a Venezia nel 1945, del racconto di Camillo Boito Senso, dal quale Luchino Visconti aveva tratto nel 1954 l’omonimo film. A 70 anni gira Fallo! (2003), film a episodi d’ispirazione boccaccesca che in quanto a trama non si differenzia molto dagli altri, mentre il successivo Monamour del 2005 – esce direttamente in DVD l’anno successivo.

Nel 2009 Tinto Brass presenta a Roma la sua rivisitazione teatrale del Don Giovanni, ambientata nella Venezia nel 1930; inoltre, in occasione di una retrospettiva a lui dedicata, porta alla Mostra del Cinema di Venezia Hotel Courbet, un cortometraggio di 18 minuti in omaggio sin dal titolo al pittore Gustave Courbet che doveva far parte di una serie televisiva destinata a SkyIl favoloso mondo di Tinto Brass: protagonista è l’attrice Caterina Varzi, che doveva già esserlo del più volte annunciato Ziva, l’isola che non c’è. Un esperimento simile c’era già stato dieci anni prima, quando Tinto Brass supervisionò la serie Corti circuiti erotici. Il 18 aprile 2010 Tinto Brass viene ricoverato nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Vicenza, a causa di un’emorragia cerebrale. Il regista si ristabilisce in pieno nei mesi successivi.

Nel 2013 viene proiettato alla 70ª Mostra del Cinema di Venezia il documentario Istintobrass, realizzato dal suo collaboratore storico Massimiliano Zanin. In questa occasione il regista annuncia nuovamente la realizzazione di Ziva, l’isola che non c’è con protagonista Caterina Varzi.

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