Uno studio italiano ha individuato una molecola che induce il blocco dell’aterosclerosi

Individuati possibili futuri farmaci in grado di bloccare lo sviluppo dei meccanismi infiammatori alla base dell’aterosclerosi e di prevenire la formazione della placca aterosclerotica. La speranza arriva da uno studio condotto da un gruppo di ricerca internazionale guidato da Ivan Zanoni del dipartimento di Biotecnologie e bioscienze dell’Universita’ di Milano-Bicocca in collaborazione con la Harvard Medical School di Boston. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Immunology. Il sistema immunitario e’ in grado di combattere agenti patogeni e di intervenire in caso di alterazioni della funzionalita’ dei nostri tessuti. Le cellule del sistema immunitario sono dotate di una grande capacita’ distruttiva, ma allo stesso tempo sono anche in grado di riparare i tessuti e le cellule danneggiate da tale attivita’. Se danno e riparo non sono adeguatamente coordinati, il sistema immunitario stesso puo’ portare allo sviluppo di patologie che definiamo infiammatorie, quali, per esempio, l’aterosclerosi. Questa e’ infatti caratterizzata dall’accumulo di cellule infiammatorie e grassi che portano all’ostruzione dei vasi sanguigni. Il lavoro pubblicato dimostra che alcune molecole prodotte dal nostro stesso organismo sono in grado di modificare l’attivita’ infiammatoria dei macrofagi, cellule del sistema immunitario che fungono da sentinelle in grado di attivarsi in situazioni di stress.

 Lo studio si e’ focalizzato sulla capacita’ di un gruppo di fosfolipidi ossidati, che tipicamente si accumulano nei pazienti aterosclerotici, di modificare il metabolismo dei macrofagi e la loro attivita’ infiammatoria. La ricerca ha mostrato, infatti, che questi fosfolipidi ossidati sono in grado di potenziare il metabolismo dei macrofagi, rendendoli “iper-infiammatori”, aumentandone cioe’ la capacita’ di produrre l’interleuchina 1 beta, una proteina che induce la risposta infiammatoria alla base dell’aterosclerosi. Sebbene recenti studi abbiano dimostrato una grande importanza della interleuchina-1 beta nella progressione dell’aterosclerosi, fino ad oggi era ignoto come i cambiamenti metabolici dei macrofagi fossero coinvolti nella produzione di questa interleuchina. “Il nostro lavoro – spiega Ivan Zanoni, che ha coordinato lo studio – ha dimostrato come in particolare sia l’ossalacetato, un metabolita che si accumula nei macrofagi in seguito a stimolazione con fosfolipidi ossidati, il vero responsabile della iper-produzione di Interleuchina-1 beta e che bloccando con particolari farmaci la produzione di ossalacetato e’ possibile, nei modelli animali di malattia, inibire la formazione della placca aterosclerotica”. Questa scoperta apre nuove possibilita’ terapeutiche, considerando che cambiamenti metabolici simili sono stati riscontrati in individui con un aumentato rischio di sviluppare aterosclerosi in una coorte di oltre 4mila soggetti.

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