La villa bunker del boss Cava a Pago di Vallo di Lauro (Avellino) diventa una scuola ad indirizzo agrario

Un’edificio di due piani, un imponente muro di cinta e un cancello carrabile senza alcuna fessura per vedere cosa accadesse e soprattutto chi ci fosse in quel fortino di via Nazionale, alla periferia di Pago del Vallo di Lauro. Da anni e’ un bene confiscato alla criminalita’ organizzata, ma da oggi partono le procedure per trasformare quell’edificio in una scuola a indirizzo agrario. Fino al 2008 da quella villa bunker il boss Biagio Cava impartiva ordini, pianificava azioni di fuoco, incontrava i suoi fedelissimi e soprattutto proteggeva la sua famiglia. E sempre li’ ha trascorso gran parte della sua latitanza. In quella villa fu trovato, infatti, nel blitz dei carabinieri che nel 2006 fecero irruzione, nonostante telecamere e una possibile via di fuga nella campagne circostanti. Il boss in trappola, la sua famiglia allontanata da quella casa che fu sequestrata. Piu’ che una villa, un simbolo di potere per il capoclan, morto due anni fa per un tumore, dopo aver visto la sua famiglia decimata nella faida con i Graziano, che dura da piu’ di 40 anni.

I Cava hanno cercato in tutti i modi di opporsi al sequestro dell’immobile, prima sfruttando le possibilita’ concesse dallo stato di disabilita’ della figlia piu’ giovane del capoclan. Aveva solo 19 anni Felicetta Cava, quando rimase ferita nel 2002 nella strage delle donne. Morirono la sorella 16enne Clarissa, le zia Michelina Cava e Maria Scibelli; Felicetta riporto’ una lesione spinale che la ridusse su una sedia a rotelle. Per legge, il tribunale non poteva toglierle casa sua, dove era stato installato anche un ascensore interno. Ma il beneficio duro’ soltanto due anni. Nel 2008 infatti il tribunale convalido’ il sequestro della villa, affidandola a un custode giudiziario. Una decisione che i Cava non digerirono. E decisero di distruggere la villa, piuttosto che consegnarla allo Stato. Vennero cosi’ portati via arredi, suppellettili, smontati sanitari, distrutti infissi e in molte stanze lasciati vecchi pneumatici, con l’intento di dare fuoco all’abitazione, la sera stessa in cui la Cassazione aveva emesso la sentenza definitiva di confisca. Il rogo fu evitato e oggi quell’edificio passa alla gestione della Provincia di Avellino che ne fara’ una scuola a indirizzo agrario. Lo prevede un protocollo d’intesa sottoscritto oggi in prefettura ad Avellino con la Regione Campania, la Provincia di Avellino, l’Ufficio Scolastico Provinciale, il Comune di Pago del Vallo di Lauro e l’Agenzia per i Beni Confiscati alla Criminalita’ Organizzata. La Provincia provvedera’ alla riqualificazione dell’edificio con fondi destinati all’edilizia scolastica e il Provveditorato avviera’ le procedure per l’istituzione dei nuovi corsi scolastici.

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