Droga: omicidio del 28enne Ciro D’Onofrio “per una partita di droga o uno screzio personale”, sono questi i due moventi per il fatto avvenuto due anni fa a Salerno, scatta un arresto

Una partita di droga non pagata o uno screzio personale. Per la procura di Salerno, sono questi i due moventi possibili dietro l’omicidio di Ciro D’Onofrio, avvenuto il 30 luglio di due anni fa a Salerno. Secondo gli inquirenti, a esplodere tre colpi di pistola, e’ stato Eugenio Siniscalchi, 28 anni, raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare in carcere mentre si trova gia’ detenuto nella casa circondariale di Salerno a Fuorni per reati sempre legati alle sostanze stupefacenti. A lui, il gip contesta l’omicidio volontario aggravato da premeditazione in concorso, la detenzione e il porto illegale di una pistola calibro 9. Ma l’omicidio, spiega il procuratore facente funzioni, Luca Masini, “e’ stato compiuto da due persone. Eugenio Sinscalchi aveva un complice, il fratello minorenne all’epoca dei fatti, nei confronti del quale procede un’altra autorita’ giudiziaria”. D’Onofrio mori’ a causa delle lesioni a polmoni e a cuore, dato che un proiettile lo colpi’ tra il polmone e il cuore, un altro alla scapola e il terzo alla coscia. “E’ un omicidio premeditato perche’ gli autori giungono sulla scena del crimine a bordo di un ciclomotore di grosse dimensioni armati di pistola, esplodono i colpi di arma da fuoco e poi si danno alla fuga”, aggiunge Masini. Gli autori dell’omicidio avrebbero dato un appuntamento alla vittima poco tempo prima dell’agguato.

 “L’omicidio viene commesso li’ – chiarisce Marco Colamonici, uno dei due pm titolari del fascicolo insieme con Katia Cardillo – perche’ e’ un posto estremamente familiare a Siniscalchi e nel quale avrebbe goduto e giovarsi di una serie di ‘tutele’, di garanzie, dell’omerta’ delle persone che lo frequentavano, qualora fosse stato individuato”. Le indagini, affidate alla Squadra mobile di Salerno e con intercettazione acquisite da altre inchieste dei carabinieri, hanno permesso di accertare come il 28enne, all’ora del delitto, si trovasse proprio in via John Fitzgerald Kennedy, zona Est del capoluogo di provincia campano. Attraverso un’accurata analisi della scena del crimine, rilievi tecnici, sequestri dei mezzi e comparazione di reperti, acquisizione di immagini delle telecamere di videosorveglianza, analisi dei tabulati telefonici e intercettazioni e dalle dichiarazioni di persone informate dei fatti, e’ stato possibile per gli inquirenti ricostruire quanto avvenuto quella sera. La vittima viene “convocata sul luogo del delitto, tre minuti prima dell’esecuzione dello stesso. L’ultimo contatto telefonico che D’Onofrio ha prima di essere ucciso e’ con una utenza che nell’assoluta disponibilita’ di Eugenio Siniscalchi perche’ era il telefono che utilizzava per lo spaccio di stupefacenti. Quel telefono, poi, verra’ buttato”, dice Colamonici. Masini, inoltre, rileva come “la vittima conoscesse almeno uno dei due aggressori, cioe’ Eugenio Siniscalchi”. Un dato che sarebbe confermato “dalle analisi dei tabulati telefonici e dalle altre fonti di prova acquisite”. Il movente sarebbe riconducibile ad “un debito per pregresse forniture di sostanze stupefacenti, perche’, qualche istante prima, Ciro D’Onofrio e’ preoccupato per un debito che ha contratto e che non e’ in grado di onorare”; “certamente, possono esserci anche altri moventi perche’ basti ricordare che, poco tempo prima, il 30 maggio dello stesso anno, Ciro D’Onofrio subisce un attentato, l’esplosione di colpi d’arma da sparo sul serramento della finestra di casa sua. Lui, a distanza di poco tempo, cambia abitazione. Questo e’ lo scenario entro il quale si puo’ inserire uno screzio personale per una condotta tenuta dalla vittima nei confronti di una lontana parente dello stesso Siniscalchi”. 

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