Saranno circa due milioni di italiani con fibrillazione atriale nel 2060

Con l’invecchiamento generale della popolazione, nel 2060 ci saranno ben 1,9 milioni di italiani con fibrillazione atriale, una forma comune di aritmia cardiaca. E’ la stima emersa da uno studio dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-In) e dell’Universita’ di Firenze. La ricerca e’ stata finanziata dal ministero della Salute, in collaborazione con la Regione Toscana, ed e’ stata pubblicata sulla rivista Europace. La fibrillazione atriale presenta una stretta correlazione con l’eta’ avanzata: aumenta di ben cinque volte il rischio di ictus cerebrale, seconda causa di morte e prima causa di disabilita’ nel soggetto adulto-anziano. Da queste premesse si e’ sviluppato il Progetto “FAI: la Fibrillazione Atriale in Italia”. “Attualmente in Italia si verificano ogni anno circa 200.000 ictus, con un costo per il Servizio sanitario nazionale che supera i 4 miliardi di euro”, spiegano il coordinatore scientifico Antonio Di Carlo (Cnr-In) e il responsabile scientifico Domenico Inzitari (Universita’ di Firenze – dipartimento Neurofarba). “Oltre un quarto sono attribuibili a questa aritmia – continuano – che puo’ provocare la formazione di coaguli all’interno del cuore, in grado di arrivare al cervello causando un ictus che viene quindi definito cardioembolico. Rispetto agli ictus dovuti a cause diverse, quelli di origine cardioembolica hanno un impatto piu’ devastante in termini di disabilita’ residua e sopravvivenza”.

I dati della ricerca hanno consentito di stimare, per la prima volta in Italia, la frequenza della fibrillazione atriale in un campione rappresentativo della popolazione anziana, costituito da 6.000 ultrasessantacinquenni arruolati tra gli assistiti dei medici di medicina generale nelle tre unita’ operative coinvolte situate in Lombardia, Toscana e Calabria. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a una procedura di screening e successiva conferma clinica. Lo studio e’ servito inoltre a sviluppare e validare una metodologia direttamente trasferibile ai medici di medicina generale e al servizio sanitario nazionale. L’Italia e’ uno dei paesi piu’ vecchi del mondo con una percentuale di ultrasessantacinquenni che supera il 21 per cento, pertanto le patologie correlate all’eta’ rivestono una grande importanza per il Servizio sanitario nazionale e il loro impatto e’ destinato ad aumentare con l’invecchiamento della popolazione. “I dati raccolti indicano nella popolazione anziana del nostro paese una frequenza della fibrillazione atriale dell’8,1 per cento”, rileva Di Carlo. “Questo significa che un anziano su 12 ne e’ colpito, portando a stimare in circa 1,1 milioni i soggetti affetti da questa aritmia in Italia. Lo studio ha inoltre permesso di dimostrare che, per effetto dei cambiamenti demografici, questi numeri saranno in costante crescita nei prossimi anni, fino a raggiungere 1,9 milioni di casi nel 2060”, aggiunge.

 I soggetti anziani colpiti da fibrillazione atriale si configurano dunque quale gruppo di popolazione particolarmente fragile, spesso con difficolta’ di accesso a servizi e cure. “Considerando che i pazienti piu’ anziani con fibrillazione atriale sono quelli a maggior rischio di comorbosita’ e complicanze, il peso di questa aritmia e’ destinato a crescere enormemente nei prossimi decenni, con un prevedibile aumento degli ictus cardioembolici, di maggior gravita’, ponendo delle importanti sfide legate alla prevenzione e al trattamento”, argomentano Di Carlo e Inzitari. “A tale riguardo sono attualmente disponibili terapie efficaci, quali i farmaci anticoagulanti, che permettono di ridurre di circa 2/3 il rischio di ictus in questi pazienti, ma che non sempre sono utilizzate al meglio”, proseguono. Utilizzando le proiezioni demografiche fornite dall’Ufficio europeo di statistica (Eurostat), la ricerca ha permesso anche di stimare i casi di fibrillazione atriale attesi nella popolazione anziana dei 28 paesi dell’Unione Europea. I casi prevalenti nel 2016 risultavano 7,6 milioni, destinati praticamente a raddoppiare fino a 14,4 milioni nel 2060. Nel 2016 in Italia gli ultraottantenni affetti da fibrillazione atriale rappresentavano il 53 per cento dei casi, per effetto dei trend demografici nel 2060 saranno il 69 per cento del totale. In Europa si passera’ dal 51 al 65 per cento. “Alla luce delle considerazioni del Progetto Fai – conclude Inzitari – diagnosi precoci, piani terapeutici adeguati e aderenza alla terapia continuano ad essere gli strumenti piu’ idonei per affrontare la patologia che ha per protagonisti, in un rapporto di reciproca mutualita’, da un lato il paziente e, dall’altro, il medico di medicina generale”. 

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