Ricorre oggi il 140° anno dalla nascita di Albert Einstein, Nobel per la fisica nel 1921. “Tutto è relativo, ho assolutamente ragione”

Albert Einstein, nasce il 14 marzo del 1879 a Ulm, in Germania, da genitori ebrei non praticanti. Un anno dopo la sua nascita la famiglia si trasferisce a Monaco di Baviera, dove suo padre Hermann apre, col fratello Jacob, una piccola officina elettrotecnica. L’infanzia di Einstein si svolge nella Germania di Bismarck, un paese in via di massiccia industrializzazione, ma anche retto con forme di dispotismo che si fanno sentire a vari livelli e in vari ambienti della struttura sociale.

L’infanzia

Il piccolo Albert è per istinto un solitario ed impara a parlare molto tardi. L’incontro con la scuola è da subito difficile: Albert, infatti, trova le sue consolazioni a casa, dove la madre lo avvia allo studio del violino, e lo zio Jacob a quello dell’algebra. Da bambino legge libri di divulgazione scientifica con quella che definirà “un’attenzione senza respiro“. Odia i sistemi severi che rendono la scuola del suo tempo simile ad una caserma.

I primi studi

Nel 1894 la famiglia si trasferisce in Italia per cercare miglior fortuna con una fabbrica a Pavia, vicino a Milano. Albert rimane solo a Monaco affinché possa terminare l’anno scolastico al ginnasio; raggiunge poi la famiglia. Gli affari della fabbrica cominciano ad andare male e Hermann Einstein esorta il figlio Albert a iscriversi al famoso Istituto Federale di Tecnologia, noto come Politecnico di Zurigo. Non avendo però conseguito un diploma di scuola secondaria superiore, nel 1895 deve affrontare un esame di ammissione: viene bocciato per insufficienza nelle materie letterarie. Ma ci fu di più: il direttore del Politecnico, impressionato dalle non comuni capacità mostrate nelle materie scientifiche, esorta il ragazzo a non rinunciare alle speranze e a ottenere un diploma abilitante per l’iscrizione al Politecnico nella scuola cantonale svizzera progressiva di Aargau.

Gli studi superiori

Qui Albert Einstein trova un’atmosfera ben diversa da quella del ginnasio di Monaco. Nel 1896 può finalmente iscriversi al Politecnico, dove prende una prima decisione: non farà l’ingegnere bensì l’insegnante. In una sua dichiarazione dell’epoca dirà, infatti, “Se avrò fortuna nel passare l’esame, andrò a Zurigo. Lì starò per quattro anni per studiare matematica e fisica. Immagino di diventare un insegnante in quei rami delle scienze naturali, scegliendo la parte teorica di esse. Queste sono le ragioni che mi hanno portato a fare questo piano. Soprattutto, è la mia disposizione all’astrazione e al pensiero matematico, e la mia mancanza di immaginazione e di abilità pratica“. Nel corso dei suoi studi a Zurigo matura la sua scelta: si dedicherà alla fisica piuttosto che alla matematica.

Dalla laurea al primo impiego, fino ai primi studi teorici

Albert Einstein si laurea nel 1900. Prende dunque la cittadinanza svizzera per assumere un impiego all’Ufficio Brevetti di Berna. Il modesto lavoro gli consente di dedicare gran parte del suo tempo allo studio della fisica. Nel 1905 pubblica tre studi teorici. Il primo e più importante studio contiene la prima esposizione completa della teoria della relatività ristretta. Il secondo studio, sull’interpretazione dell’effetto fotoelettrico, contiene un’ipotesi rivoluzionaria sulla natura della luce; Einstein afferma che in determinate circostanze la radiazione elettromagnetica ha natura corpuscolare, ipotizzando che l’energia trasportata da ogni particella che costituisce il raggio luminoso, denominata fotone, sia proporzionale alla frequenza della radiazione. Quest’affermazione, in base alla quale l’energia contenuta in un fascio luminoso viene trasferita in unità individuali o quanti, dieci anni dopo sarà confermata sperimentalmente da Robert Andrews Millikan. Il terzo e più importante studio è del 1905, e reca il titolo “Elettrodinamica dei corpi in movimento“: esso contiene la prima esposizione completa della teoria della relatività ristretta, frutto di un lungo e attento studio della meccanica classica di Isaac Newton, delle modalità dell’interazione fra radiazione e materia, e delle caratteristiche dei fenomeni fisici osservati in sistemi in moto relativo l’uno rispetto all’altro.

Il premio Nobel

E’ proprio quest’ultimo studio che porterà Albert Einstein a conseguire il premio Nobel per la Fisica nel 1921. Nel 1916 pubblica la memoria: “I fondamenti della teoria della Relatività generale“, frutto di oltre dieci anni di studio. Questo lavoro è considerato dal fisico stesso il suo maggior contributo scientifico: esso si inserisce nella sua ricerca rivolta alla geometrizzazione della fisica.

Il contesto storico: la Prima Guerra Mondiale

Intanto, nel mondo i conflitti fra le nazioni avevano preso fuoco, tanto da scatenare la prima guerra mondiale. Durante questo periodo Einstein è tra i pochi accademici tedeschi a criticare pubblicamente il coinvolgimento della Germania nella guerra. Tale presa di posizione lo rende vittima di gravi attacchi da parte di gruppi di destra, tanto che le sue teorie scientifiche subiscono un’azione volta a metterle in ridicolo; particolare accanimento subisce la teoria della relatività.

Il nazismo e la bomba atomica

Con l’avvento al potere di Hitler, Einstein è costretto a emigrare negli Stati Uniti, dove gli venne offerta una cattedra presso l’Institute for Advanced Study di Princeton, nel New Jersey. Di fronte alla minaccia rappresentata dal regime nazista, il Nobel tedesco rinuncia alle posizioni pacifiste e nel 1939 scrive assieme a molti altri fisici una famosa lettera indirizzata al presidente Roosevelt, nella quale viene sottolineata la possibilità di realizzare una bomba atomica. La lettera segna l’inizio dei piani per la costruzione dell’arma nucleare.

L’impegno per la pace

Einstein ovviamente disprezza profondamente la violenza e, conclusi questi terribili anni di conflitti, si impegna attivamente contro la guerra e contro le persecuzioni razziste, compilando una dichiarazione pacifista contro le armi nucleari. Più volte, poi, ribadisce la necessità che gli intellettuali di ogni paese debbano essere disposti a tutti i sacrifici necessari per preservare la libertà politica e per impiegare le conoscenze scientifiche a scopi di pace.

La morte

Albert Einstein si spegne all’età di 76 anni negli Stati Uniti, a Princeton, il giorno 18 aprile 1955, circondato dai più grandi onori. Aveva espresso verbalmente il desiderio di mettere il proprio corpo a disposizione della scienza e Thomas Stoltz Harvey, il patologo che effettuò l’autopsia, di propria iniziativa rimosse il cervello e lo conservò a casa propria in un barattolo sottovuoto per circa 30 anni. Il resto del corpo fu cremato e le ceneri furono disperse in un luogo segreto. Quando i parenti di Einstein furono messi al corrente, acconsentirono a che il cervello fosse sezionato in 240 parti da consegnare ad altrettanti ricercatori; la parte più grossa è custodita nell’ospedale di Princeton.

La grandezza e il genio immortale di Einstein

La grandezza di Einstein consiste nell’avere cambiato in maniera radicale le metodologie di interpretazione del mondo della fisica. La sua fama crebbe enormemente e in modo sempre crescente dopo l’assegnazione del Nobel ma soprattutto grazie all’alto grado di originalità della sua Teoria della relatività, capace di colpire l’immaginario collettivo in modo affascinante e stupefacente. Il contributo di Einstein al mondo della scienza, ma anche a quello della filosofia (campo nel quale Einstein nutrì e mostrò profondo interesse) ha prodotto una rivoluzione che nella storia trova paragone solo in quella prodotta dal lavoro di Isaac Newton. Il successo e la popolarità acquisite da Einstein sono state un evento del tutto insolito per uno scienziato: esse non si arrestarono nemmeno durante gli ultimi anni di vita, tanto che in molte culture popolari il suo nome divenne – già allora e ancora oggi è così – sinonimo di genio e di grande intelligenza. Sono rimaste celebri molte frasi di Einstein, come ad esempio “Solo due cose sono infinite, l’universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima“. Anche il suo volto e le sue fattezze (i lunghi capelli bianchi e i folti baffi bianchi) sono diventati uno stereotipo simboleggiante proprio la figura dello scienziato geniale; un’ esempio su tutti è il personaggio del Dottor Emmett Brown della saga di “Ritorno al Futuro“, film dove tra l’altro il cane dell’inventore della macchina del tempo più celebre del cinema, si chiama proprio Einstein.

(Fonte: biografieonline.it)

 

2 thoughts on “Ricorre oggi il 140° anno dalla nascita di Albert Einstein, Nobel per la fisica nel 1921. “Tutto è relativo, ho assolutamente ragione”

  1. Buongiorno. Grazie per l’indicazione della fonte biografieonline.it . E’ opportuno tuttavia che essa abbia un link attivo al sito, secondo la Licenza di Utilizzo.
    Per favore, rispettate l’impegno e il lavoro della nostra redazione che si impegna costantemente da tanti anni.

    1. Salve, abbiamo provveduto a linkare la fonte, aumentando anche la grandezza carattere per rendere il link e il Vostro nome più evidente. Ci scusiamo e Vi ringraziamo per la segnalazione.

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