Antonello Venditti, 70 anni sotto il segno dei pesci. Una “pietra” della città di Roma. Le sue canzoni hanno accompagnato più di una generazione,

Antonello Venditti, nato l’8 marzo 1949, festeggia il compleanno cantando nella sua città, Roma, i suoi brani più celebri, che hanno segnato un’epoca e accompagnato più di una generazione. Non è un caso che l’8 marzo a compiere gli anni sia anche Sotto il segno dei pesci, album del 1978 intriso di voglia di cambiamento in un momento storico di forti tensioni, con la storia di Sara che aspetta un bambino e va ancora a scuola. O Lilly, simbolo di una generazione distrutta dall’eroina e Bomba non bomba in cui ci sono Venditti e l’amico Francesco De Gregori, partiti in due con “un pianoforte, una chitarra e molta fantasia”. Proprio con De Gregori e Giorgio Lo Cascio e Ernesto Bassignano (con lui, i quattro “ragazzi con la chitarra e un pianoforte sulla spalla” di Notte prima degli esami) prende il via la carriera di Antonello Venditti, all’anagrafe Antonio, che debutta giovanissimo al mitico Folkstudio di Roma, un locale che tra gli anni 60 e l’inizio dei ’90 fu fucina di talenti,  Con De Gregori scatta un’intesa particolare che li spingerà a incidere nel 1972 un album dal titolo “Theorius Campus”, che era anche il nome del duo; all’interno la primissima versione di “Roma Capoccia” e di “Sora Rosa”, scritte quando Venditti aveva 14 anni. Decidono tutto durante un viaggio in Ungheria. “Facemmo questo disco in due perché così risparmiavano la metà dei soldi” dirà in seguito De Gregori. Il disco non ha un grande successo ma colpisce molto un giovane Luciano Ligabue. “A dodici anni ho capito che c’era qualcuno che poteva fare le canzoni in modo diverso, erano i cantautori. In particolare Theorius Campus di Venditti e De Gregori ha cambiato la mia percezione”. Nel gennaio del 1974, durante un’esibizione al Teatro dei Satiri di Roma, mentre canta “A Cristo”, Venditti viene notato da un maresciallo delle guardie di Pubblica sicurezza che lo denuncia per vilipendio alla religione. Il cantautore viene processato e condannato a sei mesi con la condizionale. Il successo arriva nel 1975 con l’incisione di “Lilly”, prima in Hit Parade, ballata nostalgica che parla di una ragazza vittima della tossicodipendenza che Venditti conobbe davvero e che in realtà si chiamava Patrizia. Poi nel 1978 esce “Sotto il segno dei pesci”, seguito da “Buona Domenica” nel 1979.

Roma (non si discute, si ama). Nel 1982 Venditti incide con la Heinz Music, etichetta che lui stesso fonda, e con questo marchio esce, tra gli altri, la registrazione di un concerto al Circo Massimo in occasione del secondo scudetto della Roma, squadra della quale è tifosissimo. In quell’occasione canta per la prima volta l’inedito “Grazie Roma”, che diventa l’inno giallorosso e ancora oggi viene trasmesso alla fine di ogni match dell’Olimpico. L’anno dopo, quando la squadra di capitan Di Bartolomei, suo grande amico e al quale dedicherà anche il pezzo “Tradimento e perdono”, gioca la finale di Coppa dei Campioni in casa contro il Liverpool, lui riassesta il palco al Circo Massimo per la visione della partita e un concerto subito dopo, ma stavolta da festeggiare c’è ben poco, infatti i giallorossi perdono a 4-2 ai calci di rigore. Devono passare molti anni e tante sofferenze – per i tifosi giallorossi – per poter finalmente festeggiare: è il 2001 quando la Roma torna a vincere lo scudetto, stavolta con Francesco Totti capitano. Venditti, che non ha mai abbandonato il suo posto allo stadio, si rimette al pianoforte cantando, di nuovo al Circo Massimo, davanti a una platea che secondo la questura conta un milione e settecentomila persone, “Roma (Non si discute, si ama)”, che diventerà un nuovo inno, un nuovo atto d’amore. 

Occhiali a goccia e giacca di pelle. Passano gli anni e la carriera di Venditti prende il volo, così come la sua immagine diventa sempre più riconoscibile, con quegli occhiali da sole a goccia che diventeranno presto un marchio di fabbrica, scelti perché li indossava una ragazza incontrata negli anni ’70. E perché voleva usare un “simbolo” di guerra (li indossavano anche i piloti americani in Vietnam) per cantare la pace. Sono gli anni in cui si consolida anche la forte amicizia con un altro grande artista romano: Carlo Verdone. L’attore e regista, non solo appassionato di musica ma anche batterista, parteciperà in questa veste all’incisione di brani come “In questo mondo di ladri” del 1988 e “Benvenuti in Paradiso”. Venditti ricambierà il favore componendo la colonna sonora del film “Troppo forte”.  Nel 1999 festeggia i suoi 50 anni con una lezione/concerto alla Sapienza, approfittandone per ritirare quella laurea in Giurisprudenza conseguita all’inizio degli anni ’70. 

Il rapporto con la madre raccontato in un libro. Nel 2007 esce “Dalla pelle al cuore”, accolto come un grande ritorno da pubblico e critica. Il 6 ottobre del 2009 esce il romanzo autobiografico “L’importante è che tu sia infelice”, dedicato alla madre con la quale aveva un rapporto fortemente conflittuale. “Non l’avrei mai scritto, questo libro, se lei non fosse morta – ha detto -. Mi ha lasciato un baule pieno dei suoi diari, che non ho il coraggio di aprire, perché temo di scoprirvi una persona diversa da quella che non mi ha mai riservato una buona parola. Voleva controllarmi in ogni mossa, sperava nei miei fallimenti, nella fine delle mie storie con le donne. Non mi ha mai detto che una mia canzone fosse bella. Devo alla durezza di Wanda la mia rivendicazione della libertà, il percorso fatto per cercare me stesso”.    Il 21 settembre del 2018 esce ‘Sotto il segno dei pesci – 40 anniversario’, una riedizione del suo album più amato e inizia il tour che l’8 marzo lo porterà a Roma nel giorno del suo 70mo compleanno.

(RASSEGNA STAMPA – www.rainews.it)

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