Divenne l’icona dei giovani ribelli degli anni ’50 con “Gioventù bruciata”. James Dean avrebbe compiuto 88 anni

Bello, fragile e dannato. Avrebbe compiuto oggi 88 anni. Jimmy Dean, come lo chiamano gli amici, viene consacrato a mito anche a causa della sua morte precoce. Avvenuta all’età di ventiquattro anni, a seguito di un rovinoso incidente stradale, sulla costa californiana. Perde presto la madre, il padre è dentista. Ma viene allevato dai suoi zii in una fattoria di Fairmont nell’Indiana. Studia a Santa Monica e a Los Angeles dove comincia la sua esperienza artistica in una serie di programmi tv. Nel 1952 debutta con successo a Broadway in See the Jaguar. Dopo qualche breve apparizione televisiva recita a Broadway ne L’immoralista, di Gide. A Hollywood eccolo in piccole parti ne I figli della gloria e Attente ai marinaiIl capitalista. Nel frattempo frequenta l’actor Studio di Santa Monica, dove conosce Marlon Brando che diventa, letteralmente il suo idolo. Brando, come tutti del resto, lo detesta. E’ rozzo e scontroso, imprevedibile, capace di tutto. Ma è dotato, e viene notato da Elia Kazan che gli affida il ruolo di Cal Trask ne La valle dell’Eden, da Steinbeck. E’ il successo immediato: nasce il mito di James Dean, l’incompreso per eccellenza. Un attore che deve il suo fascino tenebroso, simbolo del suo personaggio, ad un carattere schivo ed introverso. James dapprima si concentra sui metodi interpretativi dell’Actor’s Studio, poi sulla gestualità corporea, sull’espressività fisica, che tanto gli piace. Accostando questa cura del gesto ad altre sue passioni: le moto, per il brivido della velocità, ed il suo cavallo. 

Ha appena ternimato il suo primo film da protagonista che viene subito scritturato per Gioventù bruciata e, quasi contemporaneamente per Gigante”>Il Gigante. Non ha ancora terminato il film, che si schianta con la sua Porsche sulla strada di Salinas, in Texas. E’ l’inizio di una leggenda postuma che ha pochissimi uguali. Il “ragazzo ribelle” era già l’idolo della sua generazione. Esageratamente espressivo, fragile, stupidamente aggressivo, piuttosto tozzo e basso, possedeva tuttavia quell’incanto innato che genera il miracolo del cinema e del mito. In tutti e tre i film contestava rabbiosamente: i genitori nei primi due, il padrone nel Gigante. La sua recitazione era esasperata, di troppa espressione, ma sullo schermo la sua presenza era enorme. Se fosse vissuto si sarebbe certamente perfezionato. Ciondolante, con gli immancabili Jeans, quasi sgraziato, James misura a passi il piccolo podere che ha ereditato ne Gigante”>Il Gigante. E’ solissimo, non sa ancora che sotto quella terra secca c’è il petrolio. Il suo personaggio Jett lo scoprirà, Dean rimarrà solo e senza sogno. Era davvero fatto apposta per prendere su di sè le angosce misteriose, non identificate dei giovani di quell’America che era uscita dalla guerra senza identificare i nuovi pesanti, dolorosi cambiamenti. Tutto questo Dean non lo sapeva, ma non ha nessuna importanza, perché lo ha trasmesso.

La scomparsa del teen-ager per eccellenza, del simbolo dei giovani ribelli, scatena una sorta di isterismo collettivo. I media parlano di un simile effetto a catena, riferendosi a quello del 1926, dopo la morte di Rodolfo Valentino. Ma se in quel caso si tratta di idolatria, la scomparsa di Jimmy Dean equivale alla perdita di un eroe da emulare. I giovani lo amano e ne imitano l’atteggiamento: restano privati della prima, vera, identificazione di massa con un personaggio del grande schermo. Un desiderio di ribellione a tutto campo, che significa reagire alla solitudine di quegli anni, al senso di incomprensione accusato dai ragazzi, alla guerra fredda e a quella che tanti giovani americani combattono in Corea. James Dean incarna questo ed altro. Un giovane miope dalla bella faccia, fisicamente un po’ goffo, non troppo alto e sempre col muso lungo: che davanti alla telecamera si trasforma in un cigno. È un tutt’uno con il personaggio che interpreta: è impossibile non restarne stregati. La morte, come purtroppo capita, per ironia lo rende immortale. Uccidendolo in pieno romanticismo moderno. Nel 1957, in suo omaggio, si gira James Dean: The first American Teenager, per la regia di Robert Altman e George W. George ed il montaggio di Ray Connolly. L’Empire Magazine lo inserisce tra le cento stelle cinematografiche di tutti i tempi. James Byron Dean, dal poeta preferito di sua madre, ora riposa al Park Cemetery di Fairmount, nell’Indiana. (RASSEGNA STAMPA – BIOGRAFIA TRATTA DA MYMOVIES.IT)

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