La mattina del 27 aprile 2006 si riaffacciò l’incubo di Nassiriya: la morte di quattro carabinieri vittime di un attentato

La mattina del 27 aprile 2006 si riaffacciò l’incubo di Nassiriya. Un attentato lungo il viale che porta al Comando della polizia irachena (un palazzo protetto da pareti anti-autobomba e trincee di sabbia), che ospita anche la prigione e la sala operativa integrata di Polizia, Esercito e Vigili del Fuoco, fa saltare in aria un blindato della Multinational Specialized Unit (impegnata nel monitoraggio quotidiano).
L’esplosione di un ordigno al passaggio del mezzo uccide i marescialli aiutanti dell’Arma Carlo De Trizio e Franco Lattanzio, il capitano dell’Esercito Nicola Ciardelli e il caporale della Polizia militare rumena Bogdan Hancu. Rimane gravemente ferito un terzo carabiniere, il maresciallo aiutante Enrico Frassanito, che muore dieci giorni più tardi. Le prime ricostruzioni consentono di appurare che il veicolo tattico multiruolo (chiamato in codice Viper 6) ha subito esternamente danni limitati, mentre l’interno è stato completamente distrutto dall’esplosione di una granata perforante le cui fiamme hanno avvolto i militari. Gli uomini a bordo svolgevano un compito particolarmente delicato, che presupponeva un’ottima conoscenza degli interlocutori iracheni (De Trizio e Frassanito conoscevano bene l’arabo). Franco Lattanzio aveva 38 anni. Nato a Pacentro, in provincia dell’Aquila, da otto anni prestava servizio nel Reparto operativo del Comando provinciale di Chieti. Carlo De Trizio, 37 anni, originario di Bisceglie, in provincia di Bari, si era trasferito a Roma da tempo. Maresciallo capo del Nucleo Radiomobile dei Carabinieri di Roma, era alla sua seconda missione estera. Capo equipaggio, era stato anche lui in Iraq tra la fine del 2004 e i primi mesi del 2005. Enrico Frassanito, 41 anni, di Padova ma residente a Sona, in provincia di Verona, era partito per l’Iraq il 13 aprile: avrebbe dovuto rimanervi fino ad agosto.

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