Morti sospette in una casa di cura a Salerno, il primario arrestato per omicidio colposo plurimo mentre il suo assistente è stato sospeso dalla professione medica

Morti sospette all’interno di una casa di cura di Salerno nella quale, in poco più di quattro mesi, si sarebbe registrata un’impennata di decessi. L’anomala situazione ha fatto scattare le indagini dei carabinieri, coordinate dalla procura salernitana: agli arresti domiciliari, con l’accusa di plurimi omicidi colposi, è finito il primario del Reparto di Unità funzionale di Chirurgia generale e Chirurgia oncologica presso la Casa di cura Tortorella, Carmine Napolitano. Per Marco Clemente, medico chirurgo impegnato nello stesso reparto, è stata disposta, invece, la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dell’ufficio di medico e della sospensione dall’esercizio della professione presso qualsiasi struttura sanitaria pubblica o convenzionata. Secondo quanto emerso dalle indagini, tra il 12 novembre 2017 e il 25 marzo 2018, sarebbero stati eseguiti presso la struttura sanitaria convenzionata interventi chirurgici ad alto rischio di complicanza o totalmente inutili che avrebbero generato una serie di decessi poco chiari.

Attraverso l’acquisizione e l’esame di 83 cartelle cliniche e l’esecuzione di cinque autopsie Emergeva, è emerso uno scenario che ha messo “in serio dubbio le effettive capacità del chirurgo e della sua equipe, in particolare del suo assistente” che ricopriva un ruolo attivo e codecisionale nella scelta e attuazione dei trattamenti terapeutici. Sarebbero emersi – si legge in una nota del procuratore di Salerno, Giuseppe Borrelli – un insufficiente livello di approfondimento anamnestico, errata diagnosi di patologie oncologiche in realtà non sussistenti o trattabili con opzioni terapeutiche meno demolitive e rischiose. In particolare, si contesta agli indagati di aver eseguito una serie di interventi chirurgici ad alto rischio di complicanza, totalmente demolitivi ed inutili a fronte di malattie oncologiche in avanzata stadiazione. Ci sarebbe stata, inoltre, “imperizia nella fase esecutiva degli interventi e totale negligenza nella gestione della fase post operatoria, con omissione dei prescritti controlli ed indagini diagnostiche a fronte della evidente insorgenza di complicanze”. 

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