Un libro e un film ricostruiscono l’omicidio passionale del pittore Errico Gaeta avvenuto a Castellammare di Stabia nel 1887 – AMPIA FOTOGALLERY

(di Giuseppe Catuogno)

CASTELLAMMARE DI STABIA – Una storia di gelosie e tradimenti dietro l’omicidio passionale del pittore Errico Gaeta, consumato a Castellammare di Stabia nella zona di Pozzano nell’estate del 1887. Una vicenda sconosciuta ai più che, a distanza di oltre 130 anni, ha ispirato un racconto e un film cortometraggio della durata di 30 minuti. Autore è Elio Esposito, 61 anni, originario di Castellammare, esperienze lavorative da giovane a Capri per poi stabilirsi in Liguria, prima a Chiavari e dopo a Cogorno dove ha sposato Gemma da cui ha avuto Vincenzo e Francesca che gli hanno regalato sei nipoti, Carlotta, Virginia, Riccardo, Lorenzo, Nicole e Diego di tre mesi. Elio è responsabile operativo per il Levante Genovese dell’Axitea SpA azienda che opera nel settore della security. Scrittore per passione, ha all’attivo quattro romanzi: “L’ultimo volo dello scarabeo scarlatto”, “Nadia e i girasoli”, “Richiesta d’amicizia” per il quale è in lavorazione una serie televisiva e “Albino Badinelli senza mai perdere la fede”, carabiniere eroe e martire di cui è in corso processo di beatificazione. Portano la sua firma due racconti: “Il balcone dei gerani” per il Secolo XIX di Genova, da cui è stato tratto un film presentato alle rassegne FEDIC al Festival di Venezia 2019 e al Festival di Montecatini terme 2020, e “Il Signore dei Verdi”, ispirato a una storia veramente accaduta nel 1887 a Castellammare di Stabia tratta dell’assassinio del pittore Errico Gaeta e da cui è stato realizzato un mini-film di 30 minuti.

Interamente girato in Liguria, a Chiavari, Cogorno, Rezzoaglio e Nè, racconta la morte del pittore stabiese avvenuta per gelosia da parte di due agricoltori, a cui il noto paesaggista si era rivolto per depositare gli attrezzi di lavoro. Secondo i giornali dell’epoca e in particolare un articolo di Ciro Denza, fattore scatenante fu la canzone “Apprimma eramo duje” scritta da Bonadia, musicata da Luigi Denza, l’autore di Funiculì funiculà, che la dedicò a Gaeta e che diede una motivazione in più agli omicidi per assassinare il pittore. L’autore Elio Esposito, in visita a Castellammare, incuriosito dalla tomba del pittore, opera dello scultore Renda, ha effettuato una meticolosa ricerca storica.

“Mi sono avvalso – racconta – della collaborazione di storici stabiesi quali il dottor Giuseppe Plaitano, fondatore dell’Archivio Plaitano, il professore Angelo Acampora storico stabiese, i musicisti Rosalba Spagnuolo e Francesco Cesarano. Mi sono recato all’archivio storico di Napoli e ho inoltro attinto al famoso catalogo Vincent scritto da Rosario Caputo. Le musiche dei titoli di testa e di coda sono di Giancarlo Vittozzi e Federico Verdoliva. Alcuni episodi, per motivi scenografici, sono stati modificati, ma il film rispecchia la realtà storica dei fatti, compresa la sentenza di condanna”.

Tra gli interpreti un cameo di Gaetano Amato, l’attore stabiese conosciuto al grande pubblico per fiction come La squadra, Gomorra, Elisa di Rivombrosa, o film tra cui Scugnizzi e Grande Torino.

“Un particolare ringraziamento va al sindaco di Chiavari Marco di Capua, al vicesindaco del comune di Cogorno Enrica Sommariva, all’assessore al turismo del comune di Nè Maria Stella Mignone, che hanno messo a disposizione tempo e location senza nulla pretendere, e che concederanno il patrocinio per il contenuto culturale dell’opera”.

“Un pittore di questo calibro andrebbe inserito nei programmi di scuola”, dice Elio Esposito parlando di Errico Gaeta.

“Tra i miei obiettivi c’è quello di far conoscere attraverso festival e proiezioni a una più vasta platea la figura e la drammatica immatura fine di questo grande maestro, amico personale di Salvatore di Giacomo e di Giacinto Gigante, sconosciuto ai più. Errico Gaeta ha partecipato con successo a mostre nazionali e internazionali, con quadri raffiguranti Castellammare tra cui ricordiamo quelle di Parigi del 1867 e del 1878. Una mostra su questo pittore – conclude – darebbe lustro alla sua memoria e alla città che gli ha dato i natali”.

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