Camorra, operazione contro gli affari a Roma della famiglia Senese, 28 arresti per estorsione e usura. Perquisizioni anche a Napoli e sequestrati beni per circa 15mln di euro

 Blitz della Guardia di finanza e della Squadra mobile della polizia contro gli affari a Roma del clan di Camorra della famiglia Senese. Dalle prime ore di questa mattina, militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e gli investigatori della polizia di Stato hanno dato esecuzione a un`ordinanza applicativa di misure cautelari: 16 in carcere, sei ai domiciliari e 6 obblighi di dimora. L’operazione è stata condotta con il coordinamento della Direzione distrettuale Antimafia. E’ stato emesso un decreto di sequestro preventivo beni per circa 15 milioni di euro, che coinvolge la catena di ristoranti ‘Da Baffo’ molto noti nella zona di Roma est. Gli indagati, primo il boss Michele Senese di 63 anni, sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo e in concorso, di estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego di proventi illeciti, con l`aggravante di aver agito con metodo mafioso agevolando la galassia criminale della camorra campana che, dalla terra di origine, si è delocalizzata, a partire dagli anni ’80, anche nel Lazio e in altre regioni italiane.

In particolare – si aggiunge – è stata smantellata una famiglia più volte coinvolta in indagini di criminalità organizzata. Si ricorda che il boss Michele Senese detto ‘Michele o` pazz’, che è detenuto nel carcere di Catanzaro, dove sta scontando una condanna quale mandante dell`omicidio del ‘boss della Maranella’ Giuseppe Carlino. Il ‘gruppo Senese’, di origini napoletane – si aggiunge – è storicamente collegato al clan ‘Moccia’ di Afragola, e si è insediato stabilmente nella città di Roma negli anni `80, dove è riuscito ad affermarsi tra le più influenti realtà criminali capitoline, dedicandosi principalmente al traffico di stupefacenti, alla gestione delle piazze di spaccio e al riciclaggio di proventi illeciti, accrescendo il potere criminale ed economico e agevolando la persistenza e la pervasività dell`associazione mafiosa di riferimento. La famiglia del boos ha costituito un sistema criminale organico, strutturato e collaudato – si sottolinea – che ha potuto contare innanzitutto sul ruolo di Michele Senese che, anche durante il periodo di detenzione, ha continuato a coordinare e gestire le attività illecite della famiglia stabilendo la strategia criminale, mediante i messaggi criptici trasmessi ai familiari autorizzati a presenziare ai colloqui, in particolare il figlio (Vincenzo Senese, classe `77) e la moglie (Raffaela Gaglione, classe`59). In almeno due occasioni, il detenuto si è scambiato con il figlio, senza farsi notare dal personale di vigilanza, le calzature rispettivamente indossate.

Roma è diventata da tempo il centro nevralgico per tessere le relazioni e i contatti con tutto il territorio nazionale, controllare le attività illecite e convogliare gli ingenti profitti ricavati in settore economici in cui è più facile investire denaro contante, non tracciabile. Gli investigatori della Squadra mobile della polizia e del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza spiegano che l`organizzazione familiare si è basata poi sul supporto di Angelo Senese, fratello di Michele, con un`ascesa delinquenziale da collocare alle fine degli anni `90, allorquando subentrava nel controllo degli affari di famiglia in occasione del periodo di detenzione del fratello e soprattutto dopo l`uccisione dell`altro fratello, Gennaro. La loro notorietà negli ambienti criminali ha consentito di muoversi liberamente senza bisogno di ricorrere con frequenza alla violenza – si aggiunge – È stato accertato come fosse sufficiente spendere il nome della famiglia per caricare di forza intimidatrice la condotta illecita perpetrata.

Tra le persone per cui è stata eseguita una ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta sugli affari romani riferibili al boss di Camorra Michele Senese c’è anche Claudio Cirinnà, 54 anni, fratello della parlamentare del Pd, Monica Cirinnà. Secondo quanto spiegato nel corso di un incontro con la stampa gli inquirenti hanno spiegato che Claudio Cirinnà è stato coinvolto in uno degli affari per reinvestire il capitale illecito del clan. Nei confronti dell’uomo, che nel 2015 in passato è stato coinvolto in una vicenda di traffico di carburante, è stata emssa ordinanza di custodia cautelare in carcere.

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