Coronavirus, boom di insonnia e ansia da isolamento per le donne

Depressione, peggioramento della qualità del sonno, stress da isolamento per proteggersi dal Coronavirus e aumento del consumo di cibo per gestire l’ansia con conseguente tendenza a ingrassare, sono alcuni dei segnali di `disagio’ che cominciano a emergere dagli italiani dopo 3-4 settimane di lockdown rilevati dall’indagine realizzata dall’Osservatorio Pool Pharma. La ricerca ha coinvolto 890 soggetti intervistati, sia uomini sia donne, di età compresa tra i 20 e i 60 anni, su tutto il territorio nazionale per valutare gli effetti dell’emergenza Covid-19 sul sonno.

“Non tutti hanno la possibilità o semplicemente stanno approfittando di questa situazione per migliorare stili di vita, rallentare i ritmi o correggere l’alimentazione per fronteggiare il virus. Molti si sono ammalati o hanno vissuto l’esperienza di una persona cara ricoverata o deceduta, a tutto ciò si aggiunga che le misure di restrizione hanno avuto un impatto negativo sul fronte lavoro per disoccupati, liberi professionisti e imprenditori con significative conseguenze sull’equilibrio psico-fisico”, commenta la dott.ssa Camilla Pizzoni, direttore dell’Osservatorio Pool Pharma e direttore scientifico dei laboratori Pool Pharma. 

 Il 34% dei rispondenti, di cui il 24% sono donne, ha dichiarato di fare i conti con l’insonnia a causa di sintomi del disturbo da stress post-traumatico. Sentono più appetito per gola-noia-nervosismo e nonostante comprendano appieno le informazioni sanitarie, subiscono stati di ansia significativi e temono per la propria salute e quella dei propri famigliari. Il 18% lamenta di non riuscire ad adattarsi al nuovo stile di vita da “isolamento” e non riesce a prendere sonno a causa del clima stressante in casa, in particolare tra chi non dispone di uno spazio ampio o esterno. Il 22% lamenta di non riuscire a dormire perchè hanno un pensiero ricorrente: hanno subìto o temono una riduzione del proprio reddito, senza distinzione di sesso.

Il 13% degli intervistati accusa di manifestare depressione e sbalzi di umore e di aiutarsi con ansiolitici e antidepressivi prescritti dal proprio medico di fiducia. L’8% sostiene che pur avendo più tempo libero non lo utilizza, per pigrizia, per potenziare l’attività fisica e ritiene quindi di dormire male a causa della sedentarietà che si autoinfligge. Il restante 3% va a dormire tardi rinunciando a preziose ore di sonno a causa di una dipendenza da televisore: anzichè riposare preferisce i talk in diretta per tenersi aggiornato, i film o meglio ancora se sono serie televisive su piattaforme tipo Netflix, Prime Video, Sky, ecc. Il 2% non si è ancora abituato all’ora legale entrata in vigore lo scorso 29 marzo e preferisce leggere un libro a letto con la luce accesa, ciò comporta che il cervello non si prepari alla fase del meritato sonno.

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