Crisi delle aziende conciarie, a Solofra una fabbrica che lavorava pellami avvia la produzione di mascherine

Il settore non rientra tra le produzioni essenziali e da un mese un intero polo industriale e’ fermo, con la prospettiva di un lungo periodo di cassa integrazione per i circa 800 addetti. Il polo conciario di Solofra, il terzo distretto in Italia per un fatturato che fino al mese scorso raggiungeva i 500 milioni di euro, occupava 1859 persone in 155 imprese, rappresentando il 7% della produzione nazionale, e’ fermo dalla meta’ di marzo scorso e cerca ora una via per ripartire, tra misure di sicurezza, incertezze sui tempi di ripresa del mercato e una possibile riconversione, anche temporanea, almeno per il settore delle confezioni.

“Per le aziende conciarie una riconversione sarebbe difficile, se non impossibile – sostiene il segretario del Cgil di categoria Carmine De Maio – i macchinari sono molto diversi e occorrerebbero investimenti enormi. Ma stiamo ragionando almeno sul settore delle confezioni, che pero’ negli ultimi anni e’ diventato davvero irrilevante”. Poche e piccole aziende, soprattutto a carattere familiare lavorano le pelli conciate a Solofra e commercializzano prodotti di abbigliamento, calzature e accessori. Aziende che non impegnano piu’ di dieci persone direttamente e coinvolgono altre piccoli laboratori della zona che lavorano in conto terzi. Ma qualcuno ha pensato che la nuova crisi che si e’ presentata si puo’ ‘attraversare’ riconvertendo almeno parte della produzione. Ci sta provando la Enjoy Italia srl di Solofra, che ora produce mascherine e tute monouso. Per ora una produzione molto limitata, per una fase sperimentale, ma la prefettura di Avellino ha concesso tutte le autorizzazioni per impegnare almeno 5 dei 15 addetti che lavorano in condizioni normali alla confezione di giubbotti in pelle.

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