Ottanta anni fa nasceva Fabrizio De Andrè. E’ stato uno dei maggiori protagonisti della cultura italiana del secondo Novecento, non amava considerarsi un poeta ma solo un cantautore

Benedetto Croce diceva che fino ai diciotto anni tutti scrivono poesie. Dai diciotto anni in poi rimangono a scriverle due categorie di persone: i poeti e i cretini. Quindi io, precauzionalmente, preferirei considerarmi un cantautore“. Cosi’ diceva Fabrizio De Andre’ all’amico giornalista Vincenzo Mollica ed e’ sintomatico di uno dei maggiori protagonisti della cultura italiana del secondo Novecento, nato a Genova 80 anni fa, il 18 gennaio 1940 e scomparso l’11 gennaio 1999, a soli 59 anni a causa di un tumore ai polmoni. Un artista capace di travalicare i limiti della canzone d’autore e diventare con i suoi testi un mito per varie generazioni, anche per chi non lo ha mai conosciuto. “Il fatto che testi delle mie canzoni siano inseriti nelle antologie scolastiche mi imbarazza perche’, fondamentalmente, mi fa piacere. Provo imbarazzo di fronte a questa mia piccola vanita’”, diceva ancora. Ed era sincero. Nato a Genova il 18 febbraio 1940 nel quartiere di Pegli, in via De Nicolay 12, figlio di genitori piemontesi trasferitisi in Liguria dopo la nascita del primogenito Mauro, Fabrizio fu un ragazzino ribelle che cambio’ diverse scuole e non ebbe mai una grande simpatia per le istituzioni, malgrado (o forse, proprio perche’) il padre Giuseppe fosse stato vicesindaco di Genova.

Timidissimo e un po’ attaccabrighe, Fabrizio ha raccontato di frequenti risse nelle bettole dei ‘carruggi’ sopra il porto di Genova in cui si recava con la sua combriccola capeggiata dall’amico fraterno Paolo Villaggio, spesso scatenate dall’ilarita’ di qualcuno perche’ aveva una palpebra piu’ bassa dell’altra. Ando’ via di casa a 18 anni, si diplomo’ e inizio’ a frequentare alcuni corsi di Lettere e altri di Medicina presso l’Universita’ di Genova prima di scegliere la facolta’ di Giurisprudenza, ispirato dallo stesso padre, dall’amico Paolo Villaggio e dal fratello maggiore Mauro, gia’ avviato agli studi in legge e che diverra’ un noto avvocato, mentre Fabrizio si fermera’ a sei esami dalla laurea quando ebbe inizio la sua carriera di cantautore. L’incontro decisivo con la musica avvenne con l’ascolto di Georges Brassens, del quale De Andre’ tradusse alcune canzoni, inserendole nei suoi primi album a 45 giri. La passione prese poi corpo anche grazie alla ‘scoperta’ del jazz e all’assidua frequentazione degli amici Luigi Tenco, Umberto Bindi, Gino Paoli, del pianista Mario De Sanctis e altri, con i quali comincio’ a suonare la chitarra e a cantare nel locale ‘La borsa di Arlecchino’.

Accanto a una vita sregolata, alla frequentazione di persone di estrazione sociale umile e la convivenza dal ’60 al ’61 con una prostituta di via Pre’, Anna, con disappunto del padre e della famiglia alto borghese, Fabrizio coltivo’ la passione per la letteratura.  In questo periodo, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60, fece importanti letture che avrebbero influenzato la sua visione del mondo: Michail Bakunin, Errico Malatesta, Max Stirner (fondamentale la scoperta del libro ‘L’Unico e la sua proprieta” per le sue idee anarchiche). Grande influenza ebbe su di lui anche il cantautore Georges Brassens. Questo e’ il substrato culturale, in aggiunta alle letture giovanili dei grandi francesi (Proust, Maupassant, Flaubert, Balzac) e dei russi (Dostoevskij), che e’ alla base della formazione del giovane De Andre’, la cui attvita’ di autore musicale ebbe inizio nell’estate del 1960 quando, insieme a Clelia Petracchi che scrisse il testo con lui, compose quella che De Andre’ ha sempre considerato la sua prima canzone, ‘La ballata del Miche”, in cui e’ marcata l’influenza della canzone esistenzialista francese. Nello stesso anno conobbe Enrica Rignon, detta ‘Puny’, grande appassionata di jazz, di sette anni piu’ grande e appartenente a una delle famiglie piu’ abbienti di Genova. Dopo qualche mese di frequentazione ‘Puny’ rimase incinta: i due si sposarono a Recco e nel 1962 nacque il figlio Cristiano. I due si separarono a meta’ degli anni Settanta quando Fabrizio conobbe la cantante Dori Ghezzi. In quegli anni De Andre’ inizio’ la sua carriera di cantautore pubblicando nell’ottobre del 1961 con la Karim (etichetta che vedeva tra i soci anche il padre Giuseppe) il suo primo 45 giri con i due brani ‘Nuvole barocche’ ed ‘E fu la notte’.

La svolta arrivo’ nel 1964, grazie alla ‘Canzone di Marinella’ che, dopo essere stata cantata da Mina, gli fece guadagnare grazie alla Siae una cifra enorme per l’epoca: 600mila lire ogni sei mesi. Da allora De Andre’ inizio’ ufficialmente la sua vita da cantautore che e’ proseguita con successo sempre costante per quarant’anni nei quali ha inciso quattordici album in studio (da ‘Tutto Fabrizio De Andre” del 1966 a ‘Anime salve’ del 1996), piu’ alcune canzoni pubblicate solo come singoli e poi riedite in antologie. I testi di molti suoi brani sono considerati da alcuni critici come vere e proprie poesie, tanto da essere inserite in varie antologie scolastiche di letteratura gia’ dai primi anni Settanta e da ricevere gli elogi anche di grandi nomi della poesia come Mario Luzi. Il nome di Fabrizio De Andre’ e’ anche legato a un episodio di cronaca: la sera del 27 agosto 1979, insieme alla compagna Dori Ghezzi (con la quale e’ stato legato dal 1974 fino alla morte e che ha sposato nel 1989) e’ stato rapito dall’anonima sequestri sarda e tenuto prigioniero con lei alle pendici del Monte Lerno presso Pattada, per essere liberata dopo quattro mesi (Dori fu liberata il 21 dicembre alle undici di sera, Fabrizio il 22 alle due di notte, tre ore dopo), dietro il versamento del riscatto, di circa 550 milioni di lire, in buona parte pagato dal padre Giuseppe. Di quella vicenda De Andre’, che ne ha parlato nella canzone ‘Hotel Supramonte’ (pubblicata nell’album ‘L’indiano’ nel 1981), ha detto di averla vissuta “con un’enorme curiosita’, di un film o un romanzo di cui purtroppo ero protagonista.

Ma mi incuriosiva vedere come andava a finire”. E, il giorno dopo il rilascio, ebbe la lucidita’ di commentare: “Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non potranno farlo mai”. Insieme a Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi e Luigi Tenco, Fabrizio De Andre’ e’ considerato uno degli esponenti della cosiddetta Scuola genovese, ed e’ l’artista con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con sei Targhe e un Premio Tenco. Durante la sua carriera ha collaborato con personalita’ della cultura e importanti artisti della scena musicale italiana, tra cuila Premiata Forneria Marconi, Ivano Fossati, Mauro Pagani, Nicola Piovani, Massimo Bubola, lvaro Mutis, Fernanda Pivano e Francesco De Gregori.

 

 

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