Voragini in strada: nel 2019 Roma batte Napoli 100 a 20 divenendo “la capitale delle voragini”

Ben 100 voragini a Roma solo nel 2019. Per avere un termine di paragone, Napoli (città ‘sotterranea’ per eccellenza) nello stesso anno di voragini ne ha avute appena 20. E poi il record, registrato dalla Città Eterna, di 175 voragini nel 2018, “record europeo e forse mondiale” che fa di Roma la “capitale delle voragini”. Così all’Adnkronos Stefania Nisio, geologo dell’Ispra, a margine del convegno dedicato a voragini e cavità sotterranee in corso a Roma e organizzato da Ispra, Sigea e Società geografica Italiana.

Sebbene per Roma sia stata realizzata una prima mappatura del fenomeno (che però raccoglie il 30% circa delle cavità, mentre molte restano ancora sconosciute) quello che è certo è che “la parte più sensibile è la Roma est, dove anticamente venivano cavati i materiali”, dice Nisio. I quartieri più a rischio? Appio Latino, Tuscolano, Prenestino, Tiburtino e Quadraro, “zona particolarmente sensibile”. Ma cosa sono e perché si formano le voragini? “Le voragini, o sinkhole, sono di due tipi: quelle di natura antropogenica, cioè create dall’uomo per realizzare cunicoli idraulici, cisterne, catacombe e soprattutto cave, e quelle naturali che si sviluppano per lo più nelle aree esterne al tessuto urbano. Quelle che interessano le città sono soprattutto del primo tipo”, aggiunge la geologa dell’Ispra. La causa principale di una voragine in città, dunque, è la presenza di una cavità sotterranea. “Ne abbiamo molti esempi soprattutto nel Lazio, non solo a Roma ma anche Viterbo e Rieti”. E se per Roma esiste una prima carta realizzata dall’Ispra, “sulle altre città siamo ancora al lavoro. Esiste una Rieti sotterranea e fatta di cunicoli, e anche il tessuto di Viterbo è cavato”, conclude Nisio.

Per Maurizio Lanzini, presidente Sigea (Società italiana di geologia ambientale), “il rischio maggiore per Roma sono le voragini” ma “quello che manca è una banca dati del Comune che raccolga via via i dati delle voragini, quelli geologici e le mappature, per cui man mano che avvengono questi eventi si arricchiscono le informazioni a disposizione del comune per gestire quelle che verranno dopo. Il Comune di Roma non ha una banca dati  per cui si disperdono migliaia di euro per fare indagini per avere un dato che magari già c’è. E manca un impegno dei tecnici del Comune di Roma ad aumentare le informazioni su questi eventi”.

Voragini dovute a cavità “per il 30-40% sono causate, a Roma, da una perdita della rete idrica e fognaria” ma “anche dal punto di vista storico non sono mai state studiate – spiega Lanzini – C’è ad esempio tutta l’area catacombale e molte catacombe sono ‘sparite’, cioè: abbiamo segnalazioni storiche ma ad oggi non sappiamo più dove sono”.

E’ il Lazio a guidare la classifica regionale delle voragini. Dal 2009 al 2019 ne ha registrate ben 967, staccando di gran lunga la seconda regione in classifica, la Campania con 240 voragini in 10 anni, e la Sicilia, terza con 175. Seguono le 141 voragini in Sardegna nello stesso arco temporale, 81 in Lombardia, 65 in Calabria, 58 in Puglia, 47 in Veneto, 46 in Emilia Romagna, 43 in Piemonte, 42 in Abruzzo, 36 in Liguria, 31 in Umbria, 29 in Toscana, 27 nelle Marche, 23 in Friuli Venezia Giulia, 16 in Basilicata, 13 in Molise. Tra le città svetta Roma con 923 voragini dal 2009 al 2019, seguita da Napoli con 196 e Cagliari con 112. “I sinkholes antropogenici iniziano tuttavia a manifestarsi anche nelle città del nord dove fino a qualche anno fa non si registravano eventi”, conclude Stefania Nisio, geologo dell’Ispra.

(RASSEGNA STAMPA – FONTE: ADNKRONOS)

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