Alighiero Noschese è stato un imitatore, showman, comico e attore italiano, considerato il più fecondo e popolare imitatore della storia della televisione italiana. Oroginario del Vomero, avrebbe compiuto oggi 87 anni

Alighiero Noschese è stato un imitatoreshowmancomico e attore italiano, considerato il più fecondo e popolare imitatore della storia della televisione italiana. Alighiero Noschese era figlio di un funzionario al Contenzioso Penale delle Dogane del Tirreno e di una professoressa, aveva antenati polacchi e una nonna di nazionalità tedesca. Legato saldamente a San Giorgio a Cremano, città alle porte del comune di Napoli, Noschese nacque però in Via Palizzi al Vomero, quartiere borghese della città, distinguendosi sin da bambino per l’abilità nell’imitare i versi degli animali e la voce del padrone di casa. Sempre a Napoli trascorse il resto della sua adolescenza frequentando l’Istituto Pontano e compiendovi gli studi classici e quindi, destinato dal padre alla professione di avvocato, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza ove fu allievo, tra gli altri, di Giovanni Leone il quale, avendo appreso che quel giovane studente eseguiva magistralmente la sua imitazione, gli chiese di ascoltarla. Dalla sua vita universitaria affiorò un curioso e significativo aneddoto: si narra infatti che Noschese, giovanissimo, avesse sostenuto due esami orali (filosofia del diritto e diritto ecclesiastico) parlando con la voce di Amedeo Nazzari al primo esame e con quella di Totò al secondo L’iniziativa goliardica filò liscia senza destare alcun sospetto.

La carriera e il successo

Appassionato di teatro e avendo idee politiche di sinistra, divenne segretario della federazione giovanile comunista di Napoli. Dopo aver tentato senza fortuna la carriera di giornalista di cronache mondane a Paese Sera, venne assunto come praticante nel giornale radio della Rai, allora diretto da Vittorio Veltroni. Dai primi anni cinquanta ai sessanta era già presente in commedie e fantasie radiofoniche, all’interno della Compagnia di Prosa di Roma della Rai, alternando l’attività specifica di attore a quella di imitatore. Garinei e Giovannini gli affidarono la trasmissione radiofonica “Caccia al tesoro” e, a partire dal 1953, salì sui palcoscenici di mezza Italia con la compagnia Billi e Riva, lavorando con Diana Dei, attrice e compagna di vita di Mario Riva. Negli anni successivi reciterà in teatro nella compagnia degli attori Tino Scotti e Nuto Navarrini, alternando successi teatrali a quelli radiofonici.

Figurò nel cast del primo sceneggiato televisivo trasmesso nel 1954Il dottor Antonio, e comparve successivamente come ospite in diverse trasmissioni. A metà degli anni sessanta fu protagonista in teatro di due spettacoli di successo:Scanzonatissimo di Dino Verde e La voce dei padroni di Castaldo e Faele con la regia di Garinei e Giovannini. In questi due spettacoli sperimentò per la prima volta l’imitazione di personaggi politici ma, paradossalmente, sembrò non destare irritazione o malcontento tra i politici imitati. Anzi, questi sembravano rallegrarsi per l’effetto di maggior visibilità che si andava creando loro grazie a Noschese. Il 31 dicembre 1968 presentò il programma di fine anno “Ciao ’68”. La consacrazione a personaggio di primo piano dello spettacolo avvenne tuttavia nel 1969, grazie alla partecipazione al varietà televisivo del sabato sera Doppia coppia: in quella occasione Alighiero Noschese riuscì a ottenere l’autorizzazione a imitare in televisione i personaggi politici, cosa fino ad allora proibita. Determinante sembra sia stato il consenso del futuro Presidente della Repubblica Giovanni Leone, che tra l’altro era stato suo docente alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli, e che incoraggiò Noschese a proseguire in questo senso. Da quel momento, a detta dello stesso Noschese, pare che molti personaggi del campo dello spettacolo e della politica gli abbiano espressamente chiesto di essere imitati, sia per acquisire maggior visibilità sia per non essere considerati come personaggi di secondo piano: paradossalmente essere imitati da Noschese diventava sinonimo di massima notorietà. La brillante carriera di Noschese proseguì con una edizione di Canzonissima (1971, presentata da Corrado Mantoni e Raffaella Carrà) come ospite fisso, e successivamente lavorando con Loretta Goggi in Formula due (1973).

Lo stile e le imitazioni

Ispirato dai modi dell’imitatore e cantante romano Marco Ciarmatore chiamato “Marcolino il piccolo intrattenitore”, oltre alla capacità di riprodurre in modo pressoché perfetto voce, atteggiamenti e caratteristiche fisiche dei soggetti delle sue imitazioni, Alighiero Noschese riusciva a satireggiare in modo sottile e mai volgare, creando gag e battute pungenti. La sua comunque non è mai stata una vera e propria satira spietata del potere, bensì piuttosto una serie di camaleontiche caricature di numerosissimi personaggi famosi di cui coglieva magistralmente i cosiddetti “tic”. Per la sua eccezionale capacità di rifare le voci di tutti, poi, era soprannominato “il Fregoli delle voci. L’autore dei testi di Noschese era il grande sceneggiatore napoletano Dino Verde. L’artefice delle sue eccezionali ed esasperate somiglianze fisiche con i personaggi imitati era invece la famosa truccatrice Ida Montanari. Restano memorabili tra le tante le sue caratterizzazioni del telegiornalista Rai Mario Pastore, che di fronte a una telefonata dalla regia, di smentita di una notizia faceva la faccia smarrita e con gli occhi spiritati diceva “Mi dicono che non è vero“, del giornalista Rai Jader Jacobelli che giustificava la messa in onda delle tribune elettorali con il bisogno di “di…sputare” sui problemi del nostro Paese, dell’annunciatrice Mariolina Cannuli, di cui enfatizzava l’atteggiamento sensuale, e del politico Amintore Fanfani, di cui sottolineava la toscanità. Noschese si è poi anche “occupato” dei giornalisti Paolo CavallinaRuggero Orlando (il cui gesticolare veniva esagerato tanto da fargli dire “Da Nuova York, si dimena Ruggero Orlando“), Tito StagnoUgo Zatterin (moderatore di tribune elettorali, di cui Noschese “caricava” l’accento veneto), di Mike BongiornoGianni MorandiAlberto Sordi, dei politici Ugo La Malfa, Giovanni Leone, Marco PannellaLuigi Preti e di molti altri. Le cronache raccontano addirittura che la madre di Giulio Andreotti avesse visto alla televisione un’imitazione del figlio da parte di Alighiero Noschese così ben eseguita da non accorgersi della finzione, tanto che telefonò pure al figlio per rimproverarlo: “Ma come ti è venuto in mente di andare a cantare in televisione?.

Depressione e declino

Sposato dal 1963 con Edda De Bellis, un’ex impiegata del teatro Parioli, aveva avuto da lei due figli: Antonello, il primogenito, e Chiara, attrice teatrale e cinematografica, cantante e doppiatrice. La moglie, a cui era molto affezionato, decise però nel 1974 di lasciarlo. Il divorzio e il conseguente allontanamento dalla sua amata famiglia fu per Noschese un brutto colpo, che contribuì a farlo sprofondare nella depressione. Nello stesso 1974, per motivi ignoti, i rapporti con la Rai si interruppero bruscamente e l’attore decise di uscire dalla loggia massonica di Piazza del Gesù, alla quale era iscritto dal 1967 e dove aveva raggiunto il livello di Cavaliere Kadosh, per entrare nel Grande Oriente d’Italia; nello stesso periodo entrò nella loggia coperta P2 di Licio Gelli.. Figlio di massone, cattolico e socialdemocratico, due giorni dopo la lettera di congedo “per motivi strettamente personali”, fu elevato al grado di Gran Maestro. Negli anni seguenti partecipò ad alcune trasmissioni sulle neonate televisioni private. Tenne a battesimo Tele Piombino, lavorò per TeleLazio, dove condusse A letto con…, e lavorò per l’emittente romana Quinta Rete di Rusconi (la futura Italia 1), proponendo alcune parodie di noti personaggi della politica non trasmesse dalla Rai, perché bocciate dalla rigida censura dell’emittente di Stato. L’ultimo programma televisivo a cui partecipò, Ma che sera, condotto da Raffaella Carrà nel 1978, avrebbe dovuto segnare il suo rientro dopo quattro anni di silenzio e il suo ritorno alla satira politica, ma andò in onda proprio durante i giorni del rapimento di Aldo Moro. Il caso volle che Noschese avesse già registrato nel dicembre del 1977 delle divertenti gag, imitando tra l’altro lo stesso Moro (oltre a numerosi altri uomini politici): quel materiale, per ovvi motivi, non poté andare in onda, con il Paese non certo nello “spirito giusto” per ridere della politica in quelle settimane così tormentate. Il declino di Alighiero Noschese, umano e ora anche professionale, si fece ancora più acuto, tanto che il 12 novembre 1979 egli decise di sospendere le prove del suo spettacolo teatrale con Maria Rosaria Omaggio, dal titolo L’inferno può attendere, e si fece ricoverare per curare la depressione.

La morte

La mattina del 3 dicembre 1979, a 47 anni, Noschese si tolse inaspettatamente la vita sparandosi un colpo di pistola alla tempia nella cappella del giardino della clinica romana Villa Stuart, dove era ricoverato. Il suicidio destò scalpore e dubbi: risultava strano, infatti, che un malato di depressione – per giunta ricoverato – avesse con sé una Smith & Wesson calibro .38. Secondo una versione, Noschese, per uno scherzo, avrebbe simulato al telefono la voce del neurologo che lo aveva in cura, chiamando l’internista, per chiedergli i risultati degli esami clinici e così avrebbe appreso dal sanitario di essere affetto da un cancro inguaribile che lo destinava a vicina agonia. Sarebbe quindi uscito dalla clinica per andare a casa a prendere la pistola: tornato in clinica si sarebbe ucciso davanti alla grotta-cappella con la statuetta della Madonna di Lourdes. Nello stesso giorno, e nella stessa clinica, si trovavano pure ricoverati l’ex Presidente del Consiglio dei ministri Giulio Andreotti per un’operazione alla cistifellea e, per un altro intervento chirurgico, l’annunciatrice Mariolina Cannuli.

Gli furono celebrati due funerali: il 5 dicembre presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie al Trionfale a Roma e il giorno dopo presso la basilica del Carmine a piazza Mercato a Napoli. La salma fu poi tumulata nel cimitero di San Giorgio a Cremano, come aveva chiesto. Era infatti proprio a San Giorgio che durante i periodi di depressione amava ritirarsi in meditazione presso un istituto religioso. Nei giorni seguenti il giornalista Enzo Biagi scrisse un editoriale sul Corriere della Sera dedicato a Noschese, alla sua vita, al suo successo e alla sua fine. Il 17 marzo 1981, due anni dopo la sua scomparsa, il nome di Noschese fu rinvenuto nella lista degli appartenenti alla loggia massonica P2 (tessera numero 1777).

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