Cinema: rivoluzione tecnologia CGI, dopo Brando e Hepburn rivive sul set anche James Dean. L’attore icona di Hollywood scomparso a soli 24 anni nel 1955 comparirà nel film in uscita nel 2020 e ambientato durante la guerra del Vietnam

A piu’ di 60 anni dalla sua scomparsa, il divo di Hollywood James Dean tornera’ a recitare sul set di ‘Finding Jack’, non in carne e ossa, ovviamente, ma come ologramma grazie alla tecnologia Full Cgi (Computer generated imagery, ossia immagini generate al computer). L’attore icona di Hollywood scomparso a soli 24 anni nel 1955 comparira’ nel film in uscita nel 2020 e ambientato durante la guerra del Vietnam. Anton Ernst, produttore del film, ha commentato spiegando di aver cercato a lungo un volto per il personaggio di Rogan. “Siamo onorati che la famiglia [di Dean] abbia deciso di supportare la nostra idea e faremo tutto cio’ che possiamo perche’ l’eredita’ di una delle piu’ grandi star di sempre resti intatta. La sua famiglia considera questo il suo quarto film, il film che non ha mai potuto fare. Non abbiamo alcuna intenzione di deludere i suoi fan”. Il ritorno in vita (virtuale) di James Dean non e’ certo una novita’, anche se fa impressione e, di certo, segna un passo decisivo per il cinema del futuro quando avremo sempre piu’ star defunte ‘riportate in vita’ dalla tecnologia Cgi. Un passo il cui film spartiacque e’ stato ‘The Irishman’ di Martin Scorsese, presentato alla Festa del cinema di Roma e uscito in sala per tre giorni dal 4 al 6 novembre (ma in alcune sale tra cui il Quattro Fontane e il Nuovo Sacher di Nanni Moretti a Roma e’ ancora in programmazione) prima di arrivare su Netflix il 27 novembre. Nessuna star del passato e risuscitata, ma alcuni dei piu’ grandi divi del cinema mondiale come Al Pacino, Robert De Niro e Joe Pesci hanno recitato ringiovaniti di oltre 40 anni dal computer.

Finora il cinema aveva fatto ricorso alla computer grafica per completare qualche scena mancante dopo l’improvvisa morte di un attore, come nel caso di Brandon Lee nel film ‘Il Corvo’ del 1994, la prima volta in cui un attore venne ampiamente ricostruito al computer in post-produzione. Sul set del film, l’attore figlio del mitico Bruce Lee venne accidentalmente ucciso dal collega Michael Massee, a cui venne data una pistola caricata con proiettili veri invece che a salve. Poiche’ l’attore doveva ancora terminare molte scene al momento della sua scomparsa, la computer graphic si rivelo’ indispensabile per completare il film. Lo stuntman Chad Stahelski prese il posto del protagonista davanti alla cinepresa e la tecnologia Cgi fece il resto. Andando avanti nel tempo, nel 2006, e’ stato riportato in vita addirittura Marlon Brando in ‘Superman Returns’, anche se per un semplice cameo. Dopo aver recitato nei panni del padre di Superman Jor-El nel film ‘Superman’ del 1978 con Christopher Reeve, quando Bryan Singer decise di girare un sequel volle che Brando riprendesse il proprio ruolo, soltanto che Brando era gia’ morto da due anni. Il regista negozio’ per ottenere il permesso di usare scene di Marlon Brando in ‘Superman’ e quelle girate e mai inserite nel film ‘Superman II’ (il regista Richard Lester fu costretto ad eliminare a causa dell’alto compenso richiesto dall’attore per l’utilizzo delle sue riprese) per ricrearne le fattezze al computer. Facendo ricorso a effetti digitali e audio, Singer riusci’ a mettere assieme la scena di Jor-El nel nuovo film. Facendo un salto in avanti di qualche anno, nel film ‘Tron: Legacy’ di Joseph Kosinski del 2010 dimostra un altro utilizzo, meno controverso, della Cgi: anziche’ risuscitare i morti, il film si avvalse della piu’ alta tecnologia digitale, che permise di ottenere effetti speciali unici.

 Ci vollero due anni e dieci compagnie diverse per creare i 1.565 effetti visivi del film. Ma anziche’ usare tecniche di trucco per dare a Jeff Bridges un look piu’ giovane, il personaggio di Clu fu ricostruito interamente al computer, prendendo ispirazione da come Bridges appariva in ‘Due vite in gioco’, uscito due anni dopo il primo ‘Tron’. Nel 2011 l’universo Marvel utilizzo’ le tecnologie Cgi per dare incredibile realismo a uno dei film di maggior successo della saga dei supereroi: ‘Captain America – Il primo vendicatore’ di Joe Johnson dove il prestante e muscoloso Chris Evans viene trasformato al computer in un minuto, quasi rachitico personaggio con una testa un po’ sproporzionata. Anche la mitica Audrey Hepburn riapparve sullo schermo nel 2013 in una pubblicita’ per le barrette cioccolato della Mars. L’attrice di ‘Colazione da Tiffany’ ha sempre rappresentato l’amore e la nostalgia per un’epoca passata, percio’ non e’ difficile capire perche’ la sua figura sia stata usata piu’ volte per promuovere prodotti a scopi commerciali. Fino al 2013, pero’, i registi si erano limitati a usare foto e video esistenti dell’attrice. La Mars, invece, incarico’ Framestore, azienda britannica specializzata negli effetti speciali e vincitrice di due Oscar, di creare una nuova scena con la Hepburn ambientata sulla costa amalfitana. Nel 2015, dopo l’improvvisa morte di Paul Walker durante le riprese di ‘Furious 7′, il regista James Wan decise di ricostruire il personaggio di Brian O’Conner con le tecniche di Cgi. In suo aiuto vennero i due fratelli di Walker, che si offrirono da stand-in sul set, permettendo agli artisti della tecnologia di focalizzarsi unicamente sulla ricostruzione della faccia di Walker anziche’ sul corpo intero. Nel 2016, prima di morire Carrie Fisher permise a Disney/Lucasfilm di creare una ringiovanita versione di se stessa per il personaggio della principessa Leia di ‘Rogue One: A Star Wars Story’. Cio’ nonostante, il regista J. J. Abrams confermo’ che l’attrice non sarebbe stata ‘risuscitata’ in nessun altro capitolo della saga di ‘Star Wars’.

Al contrario, materiale inedito da ‘The Last Jedi’ sara’ riutilizzato in ‘Star Wars: Episodio IX’ – in uscita questo Natale – per far uscire Leia dalla saga in maniera consona. Secondo quanto dichiarato dal fratello di Fisher, sembra che la famiglia sia d’accordo con la scelta di Abrams di non riportare in vita Fisher ulteriormente tramite tecnologie digitali. In ‘Rogue One: A Star Wars Story’ Peter Cushing e’ stato riportato digitalmente in vita tornato sul grande schermo nel ruolo del cattivo Grand Moff Tarkin, 22 anni dopo la morte dell’attore, ucciso da un cancro alla prostata nel 1994: la Cgi ha reso possibile combinare la performance dell’attore Guy Henry con una ricreazione digitale del volto di Gushing. Il risultato e’ sorprendentemente accurato, anche se non convincente al 100 per cento. Ultimi due film in ordine di tempo, a parte ‘The Irishman’ ad aver usato tecnologia Cgi, sono stati ‘Avengers: Endgame’ e ‘Terminator – destino oscuro’. Il primo, peraltro, evidenzia uno dei limiti delle tecniche di ricostruzione computerizzata. In una scena in cui Captain America del presente combatte contro la sua versione del 2012, molti fan hanno notato come uno dei due indossi il cappuccio mentre l’altra versione di se stesso no. La spiegazione, come dichiarato dai registi, e’ piu’ semplice del previsto. Ai test screening, molti spettatori si sono detti confusi da quale fosse la versione attuale di Captain America, inducendo il supervisore degli effetti speciali Dan DeLeeuw a ricorrere al “cappuccio” nella post-produzione della pellicola. C’e’ poi il caso del quinto film della saga di Terminator uscita da poco in sala. Nel film di Tim Miller, Arnold Schwarzenegger e Linda Hamilton appaiono per pochi minuti come erano ai tempi dei primi due film, 35 anni fa. E l’effetto e’ sorprendentemente realistico. Di recente Martin Scorsese e’ tornato ad accusare la Marvel di non fare cinema ma film per parchi giochi. Al di la’ delle considerazioni di merito artistico, il grande maestro statunitense e i blockbuster dei supereroi sono accomunati oggi dalla tecnologia Cgi. Un segno dei tempi.

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