In dieci anni aumentate del 26% le imprese balneari, il numero maggiore in Riviera romagnola

E’ la riviera romagnola la “culla” delle imprese impegnate nelle attivita’ di “gestione di stabilimenti balneari”: 1.064 su 6.823 complessivamente operanti alla data del 30 giugno scorso (il 26% in piu’ di 10 anni fa), come rivela l’indagine di Unioncamere-InfoCamere sulla base dei dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. Lo predominanza delle localita’ romagnole emerge chiaramente dalla graduatoria dei comuni italiani con il maggior numero di realta’ imprenditoriali del settore. Nei primi cinque posti si trovano, infatti, quattro comuni romagnoli: Ravenna (194), Cervia (164), Rimini (155) e Riccione (120). Se si aggiungono le 112 imprese di Cesenatico (in settima posizione), i cinque comuni romagnoli totalizzano 745 realta’ imprenditoriali, il 70% di tutte le infrastrutture della riviera romagnola e l’11% del totale nazionale.

Subito a ridosso, l’industria della balneazione vede sul podio due destinazioni ‘storiche’ per gli amanti del mare italiano: la Toscana, con 892 attivita’ distribuite lungo 397 km di costa (2,2 imprese ogni km) e la Liguria, con 801 imprese a presidiare 330 km di litorale (2,4 ogni km). Alla Toscana, con Camaiore (92 imprese lungo 3 soli km di costa) spetta anche il record di densita’ massima di attivita’ balneari (31 imprese per km), a fronte di una media nazionale (misurata sui 770 Comuni che si affacciano sui nostri mari) che supera di poco il rapporto uno a uno tra imprese e chilometri di litorale (1,1 per la precisione). Dal 2009 la corsa a gestire le attivita’ di divertimento sulle coste dello Stivale (incluse quelle di laghi e fiumi) ha portato ad un incremento complessivo di imprese del 26,3% pari a 1.421 unita’ in piu’. Se e’ vero che la presenza di imprese in questo settore si concentra maggiormente nelle regioni del Centro-Nord, le protagoniste della crescita nell’ultimo decennio sono pero’ le regioni del Sud, decisamente lanciate al recupero delle posizioni. Nel periodo considerato, la crescita piu’ rilevante in termini assoluti (+278 imprese) ha interessato la Calabria, che ha raddoppiato la dotazione del 2009. Seguono la Campania (+190 attivita’), la Puglia (+184) e la Sicilia (+183). In termini relativi l’accelerazione piu’ consistente del decennio e’ quella della Sardegna (+144,4%). Subito dopo – al netto delle regioni interne, in cui i numeri delle attivita’ si limitano a quelle lacustri e fluviali – le regioni piu’ dinamiche sono la Sicilia (+71,8%), la Puglia (+63,2%) e la Campania (+42,1%).

Dal punto di vista della loro organizzazione imprenditoriale, quasi in un caso su due (44,5%) le aziende baneari scelgono la formula della societa’ di persone, un riflesso della frequente conduzione familiare di questo tipo di attivita’. La restante meta’ si suddivide a sua volta in due universi speculari: un 26,5% fatto di societa’ di capitali e un 26,3% costituito da imprese individuali (solo il 2,7% la quota di consorzi e cooperative). Prendendo in esame le quasi duemila societa’ di capitale per cui sono disponibili i dati di bilancio, la foto restituita dal Registro delle imprese disegna l’identikit di un settore popolato per meta’ (il 52,5%) da realta’ al di sotto dei 250mila euro di fatturato. Il 15,4% si colloca tra i 250 e 500mila euro, il 7,8% e’ nella fascia tra 500mila e 1 milione mentre un piccolo drappello (il 3,4%) totalizza a fine anno incassi superiori ai sei zeri. Quanto alla governance, un’impresa balneare su 4 (il 25,1% corrispondenti a 1.713 attivita’) e’ guidata da donne, una percentuale superiore alla media di imprese femminili sul totale nazionale (21,9%). Il “rosa” si addice soprattutto alle spiagge del Friuli Venezia Giulia, dove la percentuale di imprese a conduzione femminile raggiunge il 30,8%. A seguire da vicino la Calabria e la Toscana, entrambe attestate al 29,6%. In Veneto (12,6%) la quota di imprese balneari rosa piu’ bassa. Guardando, infine, alla carta d’identita’ dei titolari, un po’ a sorpresa il settore si scopre poco attrattivo per i giovani. Le imprese guidate da ‘under 35’ sono infatti 427, il 6,3% del settore, un dato al di sotto della media nazionale di imprese giovanili (8,7%).

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