Terrorismo: condannata a 8 anni di carcere a Parigi una donna italo-marocchina che era stata 9 mesi in Siria con i figli minori

Una donna italo-marocchina di 37 anni che nel 2017 era stata in Siria per nove mesi con i suoi tre figli minori e’ stata condannata ieri a Parigi a otto anni di prigione. La condanna, accompagnata da un periodo di regime di sicurezza per un periodo pari ai due terzi della pena, e’ superiore a quanto aveva richiesto l’accusa, sei anni, per l’imputata accusata di favoreggiamento di terrorismo e sottrazione di minori. Nel marzo 2017, dopo sanguinosi attacchi islamisti in Francia e in particolare quello di Nizza, vicino alla sua casa di Antibes, la donna era partita per la Siria portando con se’ la figlia di 9 anni e i suoi due figli maschi di 7 e 5 anni. “E’ stata una partenza preparata, nascosta e ritenuta definitiva”, ha dichiarato la corte. La donna, gia’ sposata, si uni’ a un “combattente” con cui aveva una relazione online e si sposo’ al suo arrivo nella regione di Idleb, nel nord-ovest della Siria. Per gli investigatori, se e’ vero che il gruppo ribelle islamista Ahrar al-Sham, ritenuto potente e al quale apparteneva questa “combattente”, non figura nell’elenco delle organizzazioni terroristiche individuate da organismi internazionali, e’ anche vero che lo stesso aveva pero’ “legami operativi con al-Qaeda” e puo’ quindi essere ritenuto come gruppo terroristico giudicabile dal diritto francese.

Rajae Mujahid era entrata poi in Turchia nel dicembre 2017, incinta di sette mesi, prima di essere espulsa verso l’Italia e quindi imprigionata in Francia con un mandato di arresto. Era in possesso di documenti di Ahrar al-Sham e il suo telefono conteneva foto di propaganda jihadista, abusi e armi, oltre a bambini morti e bambini soldato. Lunghi capelli neri legati, questa ragazza architetto, che ha studiato filosofia e sociologia e una scuola alberghiera in Marocco, durante il processo ha faticato a spiegare il suo viaggio in Siria. Ha detto che aveva voluto sfuggire alla collera del marito – un italiano convertito all’Islam – che sarebbe stato violento e geloso. Ha affermato che la sua visita in Siria e’ stata decisa solo una volta arrivata in Turchia. Il procuratore ha pero’ parlato di un “mucchio di contraddizioni e falsita’”: l’imputata aveva svuotato i conti bancari dei suoi figli un mese prima della partenza, aveva distrutto il suo cellulare e si era unita “consapevolmente a un Paese in guerra”. “E’ a un uomo che ci si unisce, non a un’ideologia, non a un gruppo”, ha sostenuto l’avvocato della donna, chiedendo alla corte di condannare la sua cliente “solo per quello che effettivamente ha fatto: avere ha messo in pericolo i suoi figli”.

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