27 anni fa la strage di via D’Amelio, Palermo ricorda Paolo Borsellino

“L’emozione suscitata dalla pubblicazione delle audizioni di Paolo Borsellino avanti alla Commissione Antimafia ha coinvolto in questi giorni tanti italiani e ha richiamato, ancora una volta, il nostro Paese all’impegno nella lotta contro la mafia e ai pesanti sacrifici che questa ha comportato. La riconoscenza verso la sua figura e la sua azione non si potrà attenuare con il trascorrere del tempo e appartiene al patrimonio di civiltà dell’Italia, conservato e coltivato specialmente tra i giovani. ed è, questo, un segno di speranza”. Lo dice il capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel 27esimo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui persero la vita, insieme a lui, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. “Rivolgo nei loro confronti – sottolinea Mattarella – un pensiero commosso e rinnovo la vicinanza e la solidarietà ai loro familiari, tra i quali, per il primo anno, manca Rita Borsellino che ne ha continuato in altre forme lo stesso impegno. Rimane forte l’impegno per Paolo Borsellino, e per tutte le vittime di mafia, di assicurare, oltre al tributo doveroso della memoria, giustizia e verità”.

“Ricordiamo il giudice Borsellino, ucciso 27 anni fa insieme agli agenti della scorta. Le sue parole e il suo coraggio sono sempre vivi nella nostra memoria, nella nostra coscienza” scrive in un tweet il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “Ricerca della verità e contrasto alle mafie sono per noi un imperativo, un impegno quotidiano”.

“Via D’Amelio, ventisette anni dopo quel terribile pomeriggio del 19 luglio 1992, ci ricorda ancora una volta quanto sia lunga e tortuosa la strada da percorrere per conoscere tutta la verità e ottenere piena giustizia rispetto ad un periodo tragico che ha cambiato per sempre la storia del nostro Paese” sottolinea il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede su Facebook. “A distanza di tanti anni, – ricorda – ci sono ancora processi in corso per accertare una verità a cui hanno diritto i familiari delle vittime di quelle stragi e tutto il popolo italiano”. E “dobbiamo ribadire che non ci si deve fermare finché ogni dubbio, ogni mistero, ogni ombra non sarà definitivamente cancellata”.

“Il 23 maggio e il 19 luglio sono entrati nella coscienza del nostro paese, appartengono al pantheon della memoria” ha detto poi il capo della Polizia, il prefetto Franco Gabrielli, a Palermo per ricordare il giudice e gli agenti di scorta uccisi. “Ma c’è un rischio – ha aggiunto -che queste date rimangano solo occasioni celebrative, una sorta di incontro tra reduci”. Ecco perché, ha sottolineato, “è importante combattere la mafia non solo sul piano repressivo”. “Se qualcuno tra di noi ha sbagliato deve pagare – ha concluso -. Chi sbaglia portando una divisa, sbaglia due volte perché tradisce il credito che i cittadini ripongono in noi”.

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