15 anni fa il drammatico addio a Gabriella Ferri, un’artista che non ha mai avuto il giusto riconoscimento dagli addetti ai lavori

Il 3 aprile del 2004 la musica italiana ebbe un lutto che ha segnato profondamente tutti gli artisti che la conobbero sia personalmente sia solo per quello che ha saputo donare con la sua arte. Gabriella Ferri all’età di sessantadue anni precipitatò dal balcone della sua casa di Corchiano morendo. La famiglia non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio.

Il suo lascito rappresenta una fetta imprescindibile della recente cultura italiana e meriterebbe di venire ricordato più spesso, in particolare dagli addetti ai lavori. Indimenticabili il suo “Dove sta Zazà” e “Sempre”. Se la stampa ha santificato molti dei grandi della musica italiana morti negli ultimi vent’anni, l’opera di Gabriella viene ricordata con molta meno frequenza rispetto a quella di altri. Paradossale, visto che si tratta della più abbagliante stella che il folk italiano abbia mai generato. Folk che lei trasformò in una creatura pantagruelica: non solo Roma, ma anche Napoli; non solo musica, ma anche teatro; non solo l’antico fascino del volgo, ma un lavoro raffinato di ricerca musicale, dal valore quasi antropologico. Non solo interpretazione, bensì un cervello creativo: fu infatti una delle prime donne in Italia a firmare i propri brani, che affiancava poi ai grandi classici della tradizione. Ultima ma non ultima, la passione per la musica latina, che le ha permesso contaminazioni rimaste irripetute dalle nostre parti. 

 

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