Emergenza coronavirus, scatta l’obbligo di indossare la mascherina anche in ufficio. Il premier: “Non abbassare la guardia, basta poco per una seconda fiammata”

Non c’è un nuovo Dpcm, ma la proroga, sull’intero territorio nazionale, di tutta una serie di misure restrittive già previste dai precedenti provvedimenti. E, soprattutto l’obbligo – come titola il quotidiano “Il Mattino” – di indossare la mascherina all’aperto. E, persino, in ufficio. Pronta anche una nuova stretta su locali e feste per cercare di arginare la diffusione del contagio in Italia.

“Dietro la realtà dei dati epidemiologici italiani non c’è un miracolo, ma i durissimi sforzi e sacrifici dell’intero Paese, che ci hanno permesso di superare la fase più acuta della pandemia e che ora ci permettono di affrontare questa nuova fase con un grande senso di responsabilità e attenzione”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in un’intervista a sei quotidiani europei, rispondendo ad una domanda sul “miracolo italiano” nel contenimento dei contagi in questa fase. Ha rimarcato Conte: Non abbassiamo la guardia e siamo coscienti che una distrazione prolungata, anche soltanto di una o due settimane, può causare un aumento dei casi. Per questo abbiamo stabilito che la mascherina va utilizzata anche all’aperto”. E ad una domanda sull’inchiesta di Bergamo che lo ha visto convocato dai magistati, Conte ha risposto: “Viviamo in una situazione impensabile per tutti noi. Alcuni mi accusano di aver fatto troppo, di essere un liberticida, mentre altri mi accusano di aver fatto troppo poco. Sono consapevole che prima di rispondere all’opinione pubblica o all’autorità giudiziaria, dovrei rispondere alla mia coscienza. E lo dico umilmente: credo di aver fatto tutto il possibile per gestire una situazione davvero difficile”. 

 “In questo momento stiamo facendo di tutto per escludere un nuovo lockdown, questa è la volonta del governo. Bisogna però stare molto attenti e le persone devono portare sempre la mascherina e il liquido disinfettante”. Lo dice Federico D’Incà, ministro per i rapporti con il Parlamento.

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