Il cinema ricorda i 30 anni senza Greta Garbo, la ‘Divina’ che volle sparire

Era il 15 aprile del 1990 quando Greta Garbo, ormai ritiratasi a vita privata da quasi cinquant’anni, mori’ al Medical Center di Manhattan. La ‘Divina’ si spense il giorno di Pasqua di 30 anni fa dopo essersi nascosta per mezzo secolo da giornalisti e fotoreporter perche’ nulla doveva sapersi della sua vita al di fuori del grande schermo. Figlia di un netturbino e di una contadina d’origine lappone, Greta Garbo nacque come Greta Lovisa Gustaffson a Stoccolma nel 1905. Malinconica, solitaria e fantasiosa, fin da bambina amava vestirsi e truccarsi per inscenare dei veri e propri spettacoli quando era sola in casa nella cucina della sua modesta abitazione. Quando parlava di se’ si descriveva come una bambina capace di sentirsi “un attimo prima molto felice e subito dopo molto depressa”, e quella malinconia sara’ sempre presente nel suo sorriso per tutta la carriera a venire.

Alla morte del padre, nel 1920, inizio’ a lavorare dapprima in un negozio di barbiere – che lascio’ per le troppe avances dei clienti – e poi come commessa nei grandi magazzini di Stoccolma. Bella com’era fu subito notata da alcuni agenti che cercavano una modella. Dopo due cortometraggi esordi’ sul grande schermo con ‘Luffar-Petter’ nel 1922, una commedia diretta da Erik Petschie. Il grande salto avvenne con Mauritz Stiller, regista finnico, molto famoso in Svezia che prese la Garbo sotto la sua ala protettiva e fu per lei una figura paterna nonche’ confidente e amico agli inizi della sua carriera. Cambio’ nome, ispirandosi a quello del principe di Transilvania, Bethlen Gabor, duca di Opole e capo dell’insurrezione anti-asburgica nell’Ungheria Reale all’inizio del XVII secolo: come Greta Garbo, inizio’ la sua scalata verso l’olimpo cinematografico. Seguendo il suo spirito libero si impose subito anche come icona di moda. Lo ‘stile Garbo’ nacque con lei, grazie ai suoi abbigliamenti androgeni che mantenevano la sensualita’ della diva pur vestendo ad esempio giacche di taglio maschili. Nel 1924 fu particolarmente apprezzata nel film ‘La leggenda di Gosta Berling’, film non osannato dalla critica locale, che pero’ riscosse un gran successo a Berlino dove Greta Garbo pote’ conoscere Georg Pabst che la volle in ‘La via senza gioia’ del 1925, film che permise alla ‘Divina’ di ottenere il suo primo contratto con una major hollywoodiana. La volle Louis B. Mayer della MGM che l’aveva vista proprio nella capitale tedesca e che aveva dapprima offerto un contratto a Stiller il quale pero’ non si sarebbe mosso senza la sua musa. I due arrivarono negli States e il primo film, muto, di Garbo fu ‘Il torrente’ di Monta Bell. Greta Garbo non parlava una parola d’inglese e sperava di avere Stiller a dirigerla in modo da sentirsi meno sola. Il film pero’ fu comunque un successo e il pubblico si innamoro’ immediatamente di quella nuova attrice europea. Greta Garbo divenne una diva in cosi’ poco tempo che non riusci’ nemmeno ad abituarsi alla celebrita’. Rifiutava infatti qualunque clamore mediatico attorno alla sua figura.

Non voleva giornalisti o fotografi e confesso’ ai suoi amici svedesi di essere scontenta della qualita’ dei suoi primi film a Hollywood. Nei dieci anni successivi, dal 1927 al ’37, giro’ una ventina di film nel ruolo che piu’ odiava: quello della seduttrice, della vamp. Lei avrebbe voluto interpretare ruoli di maggior caratura, personaggi diversi dalle belle e spietate che era chiamata a recitare. La MGM pero’ pensava fosse meglio continuare a darle ruoli cuciti sulla sua incredibile bellezza valorizzata dal direttore della fotografia William H. Daniels. L’attrice pretese fosse presente in tutti i suoi film. Una delle tante pretese della diva. Le altre erano quelle di vietare il set a qualunque visitatore esterno, non voleva essere vista dalle maestranze, chiese poi aumenti di cachet per ogni suo film e infine di girare un film sonoro. Tutte le richieste furono accettate tranne una. Il primo film sonoro di Greta Garbo fu infatti del 1930, 4 anni e 7 film muti dopo il suo grande successo hollywoodiano. Si tratto’ di ‘Anna Christie’ di Clarence Brown dove la Garbo pronuncio’ la sua prima battuta: “Dammi un whisky, ginger ale a parte, e non essere tirchio, amico!”. Il giorno dopo i giornali di settore titolarono: “La Garbo parla”.

La questione ‘voce’ della Garbo interessa molto anche l’Italia: la sua frase “Dammi una sigaretta” nel film ‘Mata Hari’ del 1931 diretto da George Fitzmaurice e’ infatti ritenuta la prima battuta doppiata nella storia del cinema italiano. In realta’ ebbe due doppiatrici: Francesca Braggiotti e poi, nella versione che e’ diventata popolarissima nel nostro Paese (e anche molto parodiata) di Tina Lattanzi nella riedizione del 1954 del film. Great Garmo era maniaca della privacy percio’ era difficilissimo avvicinare la diva. I fotografi dovevano accontentarsi di immortalarla da lontano e quindi iniziarono a inventare storie e ricamare possibili relazioni dell’attrice, sulla sua bisessualita’ – mai confermata realmente dall’attrice – per quanto presenti in diverse biografie della divina. La piu’ famosa fu quella con Mercedes de Acosta, poetessa statunitense di origine spagnola. Curiosamente, ne parla anche Woody Allen nalla sua autobiografia ‘A proposito di niente’: la mamma di Mia Farrow, Maureen O’ Sullivan, racconto’ che quando era ancora una giovane attrice in carriera, Greta Garbo ci aveva provato con lei (“Maureen se l’era data a gambe levate quando un assistente della divina le aveva detto: la signorina Garbo gradirebbe riceverla nel suo camerino”, scrive Allen).

Accertate invece sono le relazioni con il compositore Leopold Stokowsky e con l’attore americano John Gilbert lasciato quando lui chiese di sposarlo. Delusa dall’insuccesso di ‘Non tradirmi con me’ del 1941, quando aveva solo 36 anni, Greta Garbo si ritiro’ e passo’ il resto della sua vita a fuggire dai riflettori e a nascondersi. Rimase pero’ nell’immaginario collettivo la “migliore attrice dei primi 50 anni del ‘900”, come la defini’ Variety e in ricordo della sua bravuta restano oggi le 4 nomination all’Oscar con ‘Anna Christie’ nel 1930, con ‘Romanzo’ (sempre nel 1930), per ‘Margherita Gauthier’ del 1937 e ‘Ninotchka’ nel ’39, forse il suo film piu’ famoso. Oltre, ovviamente, all’Oscar alla carriera, vinto nel 1954.

(AP Photo – Greta Garbo a Capri)

Redazione

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