46 anni fa moriva la grande Anna Magnani, considerata una delle maggiori interpreti femminili della storia del cinema, premio Oscar per “La rosa tatuata”

46 anni fa moriva la grande Anna Magnani, all’anagrafe Anna Maria Magnani, Considerata una delle maggiori interpreti femminili della storia, attrice simbolo del cinema italiano, è altresì particolarmente conosciuta per essere stata, insieme ad Alberto Sordi e Aldo Fabrizi, una delle figure preminenti della romanità cinematografica del XX secolo. Celebri le sue interpretazioni, soprattutto in film come Roma città apertaBellissimaMamma Roma e La rosa tatuata. Quest’ultimo le valse un Oscar alla miglior attrice protagonista. La Magnani ha inoltre vinto due David di Donatello, cinque Nastri d’argento, un Globo d’oro, un Golden Globe, un BAFTA, due National Board of Review, un New York Film Critics Circle Award, una Coppa Volpi a Venezia e un Orso d’argento a Berlino.

«Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza. Se oggi dovessi morire, sappiate che ci ho rinunciato. Ma mi ci sono voluti tanti anni, tanti errori»
(Anna Magnani)

Anna Magnani nacque a Roma il 7 marzo del 1908. Sua madre, Marina Magnani, era una sarta originaria di Ravenna, che dopo aver dato alla luce la piccola Anna, la affidò definitivamente alle cure della nonna materna Giovanna Casadio, anch’essa di origini ravennati. La bambina non conoscerà mai il suo padre naturale. Da adulta, effettuando delle ricerche sull’identità del padre, Anna scoprirà le sue origini calabresi e quello che avrebbe dovuto essere il suo cognome, Del Duce (il suo nome era Pietro Del Duce) ; dirà poi, con la sua consueta ironia, di essersi fermata nelle ricerche perché non voleva passare come “la figlia del Duce“. Dopo aver abbandonato la figlia, Marina Magnani emigrò ad Alessandria d’Egitto, dove conobbe e sposò un ricco e facoltoso austriaco. A causa di ciò, per lungo tempo si credette che la Magnani fosse nata in Egitto; successivamente però la verità è venuta a galla, prima per ammissione della stessa attrice, poi tramite le conferme del figlio. Anna viene quindi allevata dalla nonna in una casa abitata dalle cinque zie Dora, Maria, Rina, Olga e Italia. L’unica presenza maschile è quella dello zio Romano.

La nonna si impegna a fondo per far crescere e studiare la nipotina. La iscrive presso un collegio di suore francesi, dove però la bambina rimane solo pochi mesi.
Anna intraprende ben presto lo studio del pianoforte e porta avanti la sua formazione fino alla seconda liceo. Nel frattempo si reca ad Alessandria d’Egitto in visita alla madre, ma l’esperienza è molto dolorosa in quanto non riesce a farsi amare completamente da lei. Rientrata a Roma, Anna decide di abbandonare lo studio della musica, che non la soddisfa pienamente, e si indirizza verso la recitazione.

Esordi

Nel gennaio 1927 inizia a frequentare con Paolo Stoppa la scuola di arte drammatica Eleonora Duse diretta da Silvio D’Amico – trasformatasi nel 1935 in Accademia nazionale d’arte drammatica – avendo come insegnante Ida Carloni Talli. Tra il 1929 e il 1932 fa parte della compagnia Vergani-Cimara, diretta da Dario Niccodemi. Nel 1932 Anna Magnani e Paolo Stoppa si ritrovano a lavorare insieme nella compagnia di Antonio Gandusio, il quale ben presto si innamora della Magnani e apprezza a tal punto le sue qualità da spingerla a tentare anche la strada del cinema. Nel 1934 passa alla rivista, accanto ai fratelli De Rege, lavorando poi, a partire dal 1941, in una fortunata serie di spettacoli con Totò. In campo cinematografico il suo debutto è segnato dal film del 1934 La cieca di Sorrento di Nunzio Malasomma, nonostante nel 1928 fosse già apparsa, in un ruolo marginale, nella pellicola Scampolo di Augusto Genina. Il 3 ottobre 1935 sposa il regista Goffredo Alessandrini, con cui nel 1936 gira Cavalleria, dal quale si separa nel 1940 divorziando poi solo nel 1972.

Successo

Anna Magnani con Giulio Andreotti alla 8ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nella quale è premiata con il Nastro d’argento per l’interpretazione del film L’onorevole Angelina (1947) di Luigi Zampa. Dopo numerosi film in cui interpreta parti di cameriera o cantante, riesce ad imporsi per le sue eccezionali doti di interprete spiccatamente drammatica. Ed è Vittorio De Sica nel 1941 a offrirle per la prima volta la possibilità di costruire un personaggio non secondario, quello di Loretta Prima, artista di varietà, nel film Teresa Venerdì. Recita nell’avanspettacolo di Totò e interpreta il ruolo della verduraia romana in Campo de’ Fiori con Aldo Fabrizi. Il 23 ottobre 1942 dà alla luce il suo unico figlio, Luca, frutto di una relazione con l’attore Massimo Serato (a causa della gravidanza la Magnani dovette rinunciare a girare il film di Luchino Visconti, Ossessione, venendo sostituita da Clara Calamai), il quale l’abbandona non appena lei rimane incinta; l’attrice riuscì a imporre il proprio cognome al figlio, proprio come la madre Marina fece con lei, uno dei rari casi di genealogia matrilineare che si protrae per addirittura tre generazioni.

Raggiunge la fama mondiale nel 1945 e vince il suo primo Nastro d’argento grazie all’interpretazione nel film manifesto del NeorealismoRoma città aperta di Roberto Rossellini (con il quale instaura una relazione sentimentale), con Aldo Fabrizi e Marcello Pagliero. Nel film Anna Magnani è protagonista di una delle sequenze più celebri della storia del cinema: la corsa dietro un camion tedesco, nel quale è rinchiuso il marito, al termine della quale il suo personaggio (la ‘Sora Pina’, ispirato alla figura di Teresa Gullace) viene ucciso dai mitra nazisti. Nel 1947 vince il suo secondo Nastro d’argento e il premio per la miglior attrice alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia per il film L’onorevole Angelina diretto da Luigi Zampa.

Rottura con Rossellini

Nel 1948 interpreta il suo ultimo film con Roberto Rossellini, prima della rottura della loro relazione: L’amore, diviso in due atti. Il primo (ispirato al dramma in atto unico di Jean Cocteau La voce umana) è un lungo monologo al telefono di una donna abbandonata dal compagno; il secondo è la storia di una popolana che si accoppia con un giovane pastore (interpretato da Federico Fellini) credendolo San Giuseppe: per lei è il terzo Nastro d’argento. Nel 1949 gira Vulcano, nell’isola vicina a quella dove Rossellini sta girando Stromboli terra di Dio con la sua nuova compagna Ingrid Bergman. Le riprese dei due film sono ricordate dalla storia del cinema come la guerra dei vulcani. Nel 1951 interpreta la protagonista del film di Luchino Visconti, sceneggiato da Cesare Zavattini, Bellissima con Walter Chiari, Corrado, Alessandro Blasetti, e vince il suo quarto Nastro d’argento. Il quinto e ultimo Nastro d’argento le sarà conferito per il film Suor Letizia – Il più grande amore. Nel 1952 interpreta Anita Garibaldi nel film Camicie rosse, affiancata da Raf Vallone come co-protagonista e diretto dall’ex marito Goffredo Alessandrini, con cui si scontrerà molto aspramente, tanto che quest’ultimo abbandonò il set prima della fine delle riprese (che furono portate a termine dall’aiuto regista, l’allora debuttante Francesco Rosi).

Oscar

Il 21 marzo 1956 è la prima interprete italiana nella storia degli Academy Awards a vincere il Premio Oscar come migliore attrice protagonista, conferitole per l’interpretazione di Serafina Delle Rose nel film La rosa tatuata, del 1955, con Burt Lancaster, per la regia di Daniel Mann. Per lo stesso ruolo, vincerà anche un BAFTA quale attrice internazionale dell’anno e il Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico.
La Magnani non presenziò alla cerimonia: l’Oscar venne ritirato da Marisa Pavan, anche lei candidata come migliore attrice non protagonista per lo stesso film, dalle mani di uno dei più grandi attori comici di quegli anni, Jerry Lewis. Un altro riconoscimento internazionale, miglior attrice al Festival di Berlino, le viene conferito nel 1958 per l’interpretazione del film Selvaggio è il vento di George Cukor in cui è affiancata da Anthony Quinn ed Anthony Franciosa. Per lo stesso ruolo, sempre nel 1958, vince anche il suo primo David di Donatello come migliore attrice e verrà nominata per la seconda volta al premio Oscar, che però va a Joanne Woodward per La donna dai tre volti.

Nel 1959 vince il suo secondo David di Donatello per il film Nella città l’inferno con la regia di Renato Castellani, interpretato assieme a Giulietta Masina: la pellicola è ambientata in un carcere femminile. Nel 1960 recita accanto a Marlon Brando e Joanne Woodward nel film Pelle di serpente diretto da Sidney Lumet. Rifiutò il ruolo di protagonista del film La ciociara del 1960: il film (la cui regia era stata inizialmente affidata a George Cukor) avrebbe infatti dovuto vederla nella parte di Cesira mentre Sophia Loren era stata scritturata per la parte della figlia Rosetta. Lei rifiutò il ruolo perché non voleva interpretare la madre di Sophia Loren e così fu la Loren ad interpretare il ruolo di Cesira (che le fruttò l’Oscar nel 1962) mentre il ruolo di Rosetta venne affidato all’americana Eleonora Brown. Senza la presenza della Magnani, Cukor rifiutò di girare il film e venne sostituito da Vittorio De Sica.

Nel 1962 è la protagonista di Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini, regista con il quale aveva instaurato un rapporto conflittuale. Pasolini, dopo l’esordio del 1961 con Accattone, cercò in ogni modo di lavorare con la grande attrice, ormai sempre più selettiva nello scegliere i ruoli (la sua ultima interpretazione era Risate di gioia al fianco di Totò nel 1960); la Magnani accettò, ma entrambi rimasero insoddisfatti dal risultato ottenuto. Lei disse: “Pasolini mi ha usata”, lui sosteneva che lei era stata: “troppo borghese”. In ogni caso, nonostante le loro incomprensioni, che comunque non andarono mai ad intaccare la stima reciproca, il film ottiene un grande successo di pubblico e di critica in Francia, mentre in Italia al grande successo di critica seguiranno invece incassi deludenti.

Televisione

Nel 1971 si cimenta con la televisione, fino a quel momento guardata da lei con sospetto. Con la regia di Alfredo Giannetti interpreta un ciclo di tre mini-film intitolato Tre donneLa sciantosa1943: Un incontro e L’automobile, la cui colonna sonora originale è composta da Ennio Morricone e diretta da Bruno Nicolai. Diverso il discorso per Correva l’anno di grazia 1870, sempre per la regia di Giannetti, che viene distribuito nelle sale cinematografiche e trasmesso successivamente in televisione. Per una dolorosa coincidenza, il film, reintitolato 1870, fu programmato per il 26 settembre 1973 e andò in onda poche ore dopo la morte dell’attrice. In questi film suoi partner sono Massimo RanieriVittorio CaprioliEnrico Maria Salerno e Marcello Mastroianni. Dei quattro film realizzati per la televisione con la regia di Alfredo Giannetti, i primi tre furono trasmessi sul Rai 1 tra il 26 settembre e il 10 ottobre 1971. Il quarto, Correva l’anno di grazia 1870, fu inizialmente destinato alle sale cinematografiche e solo successivamente approdò in tv (Rai 2) con il titolo 1870. Per la stampa ci fu una proiezione della versione televisiva in anteprima a Roma nella sede Rai di viale Mazzini ma l’attrice non partecipò alla presentazione perché già malata: morì poche ore prima della trasmissione, prevista, per una dolorosa coincidenza, proprio la sera del 26 settembre 1973.

Morte

Nel 1972 la sua ultima apparizione cinematografica, nel cameo fortemente voluto da Federico Fellini per il suo film Roma. Di notte, una dolente Anna Magnani attraversa i vicoli di Roma. Risponde a Fellini e, ridendo, chiude il portone davanti alla macchina da presa e lì conclude la sua carriera cinematografica. Morì a Roma il 26 settembre 1973, all’età di 65 anni, presso la clinica Mater Dei, stroncata da un tumore al pancreas, assistita fino all’ultimo dal figlio Luca e da Rossellini, al quale si era riavvicinata negli ultimi tempi. Le sue spoglie riposano nel piccolo cimitero di San Felice Circeo (Latina), nei pressi della sua villa del Circeo.

Redazione

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