Abrogazione del 41bis: l’8 novembre scade il termine per approvare una legge che ne eviti l’abrogazione. Lanciata una petizione dall’Associazione Cittadinanza Attiva Cavallette

Nessuno parla dell’abrogazione del 41bis e l’8 novembre scade il termine per approvare una legge che ne eviti l’abrogazione. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha respinto, nel giungo del 2019, il ricorso del Governo italiano volto ad ottenere il riesame della sentenza emessa dalla Prima sezione della medesima Corte. Con essa è stata sancita la non conformità della misura dell’ergastolo c.d. “ostativo” all’articolo 3 della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali, a norma del quale «nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti». Segue una sintetica illustrazione della disciplina italiana relativa all’ergastolo, delle motivazioni addotte dai giudici di Strasburgo nonché dei possibili effetti della pronuncia sull’ordinamento interno. L’ergastolo ostativo entrato in vigore in Italia dopo le stragi di Capaci e Via d’Amelio, esclude la possibilità ai detenuti in regime di 41bis che non collaborino con la giustizia, di usufruire di permessi premio. Una norma, secondo la Corte Europea dei diritti dell’uomo, anacronistica e crudele, perciò non ha più ragione di esistere e andrebbe sostituita con un sistema di detenzione attenzionato, funzionale, alla rottura del legame dei boss con le loro reti esterne. Nel nostri Paese sono Oggi si trovano 736 persone al 41 bis, di cui 10 donne Il 35% dei detenuti appartiene alla Camorra, seguiti da affiliati a Cosa Nostra e ‘Ndrangheta. Detenuti al carcere duro poiché ritenuti pericolosi per la società e se, messi nelle condizioni di poter avere contatti con l’esterno, potrebbero nuovamente tessere trame criminali. Dopo oltre un anno dalla sentenza di incostituzionalità sull’ergastolo ostativo, la Consulta ha concesso altri sei mesi di proroga al Parlamento per approvare la nuova legge: un termine ritenuto “il limite massimo”. La Commissione antimafia si è espressa a metà aprile ed ha votato all’unanimità una relazione con indicazioni già recepite alla Camera e ora all’esame del Senato.. L’Antimafia sostiene che la riforma non dovrebbe “avere alcun riflesso” sui detenuti al 41-bis, “regime che per sua natura richiede non solo la pericolosità sociale ma anche l’attualità dei collegamenti con il mondo criminale di appartenenza”. Il termine dell’ 8 novembre entro il quale il Senato deve approvare la legge già licenziata dalla Camera, si avvicina sempre di più ed esiste il rischio che la norma che prevede l’ergastolo ostativo venga abolita perché «in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione se non si provvede entro il termine stabilito. Da cittadini riteniamo doveroso portare a conoscenza della collettività del concreto rischio che si possano aprire le porte del carcere a mafiosi come Bagarella, Graviano, Giovanni Riina, Antonino Cinà, Benedetto Santapaola, Salvatore Biondino, Pantaleone Mancuso, Marco Di Lauro, Maria Licciardi, Nadia Desdemona Lioce (terrorista), Antonio Piromalli , solo per citarne alcuni. Chiediamo alla Commissione Nazionale Antimafia, di adoperarsi al fine di scongiurare queste eventualità e di informare i cittadini sui tempi per l’approvazione della nuova legge giacente presso il Senato della Repubblica.
Redazione

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