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Omicidio Cerciello Rega: durante l’udienza in Corte d’Assise il suocero sviene in aula, urla e dolore dei familiari. La testimonianza in aula del collega: “Eravamo in borghese, senza pistola per praticità”

Tensione, urla e dolore all’inizio dell’udienza in Corte d’assise per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. Il suocero del militare è svenuto, perdendo i sensi, mentre il pubblico ministero stava facendo ascoltare l’audio della telefonata dopo l’aggressione a Cerciello in cui si sente la voce sofferente del carabiniere. A riferire stamane è il collega della vittima che era con lui di pattuglia in borghese, Andrea Varriale. Subito è stata sospesa l’udienza per facilitare l`intervento del medico interno al tribunale. La moglie di Cerciello ha gridato: “Papà, papà… Non pure tu, non mi lasciare…”. Il processo per l’omicidio del vicebreigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega è stato aggiornato a domani, per via del malore che ha colpito, durante l’udienza, il suocero del militare ucciso. L’uomo, soccorso dal medico interno del tribunale, è stato poi portato, in ambulanza, in un ospedale vicino alla cittadella giudiziaria per accertamenti.

“Facciamo pochi metri, sotto la farmacia di via Cossa. Notiamo subito due soggetti, uno con la felpa nera con cappuccio calato e l’altro lo stesso ma con la felpa viola. Non facevano nulla. E’ una cosa di pochi secondi. Attraversiamo e li avviciniamo frontalmente. Tiro fuori il tesserino e dico ‘Carabinieri’. Mi sono qualificato, come sempre. E lo stesso ha fatto Mario”. Così ha detto il carabiniere Andrea Varriale rispondendo alle domande del pubblico ministero nell’udienza del processo per la morte del vicebrigadiere dell’Arma Mario Cerciello Rega, avvenuta il 26 luglio 2019. Sono imputati i due giovani statunitensi Finnegan Elder Lee e Gabriel Natale Hjorth. “Loro ci hanno aggrediti subito. Non abbiamo visto che erano armati. Io vengo preso al petto e in breve mi rotolo a terra con il soggetto. Sono spalle sul marciapiede quando sento Mario gridare, lamentarsi, con una voce strana. Urlava ‘fermati, fermati, siamo carabinieri'”. Poi Varriale ha aggiunto: “E’ durato pochissimi secondi, questo ho nella mia mente. Lascio andare il soggetto con il quale avevo ingaggiato la lotta, anche se un po’ goffa. Capisco che vuole solo scappare e lo lascio andare. Vado verso Mario e lo trovo in piedi, perde sangue in modo copioso. Mi tolgo la maglietta e tampono. Non mi rendo conto di quante ferite ha Mario. In breve la polo diventa intrisa di sangue. Chiamo la centrale e chiedo i soccorsi”.  “Dovevamo fare il turno 0-6, da mezzanotte alle sei del mattino. Eravamo in borghese, io con la maglietta ed i jeans, Mario pure. Non portavamo la pistola. Per praticità e mimetizzazione l`arma è più un problema, non mi è mai capitato di doverla usare nel servizi nella zona della movida”. Così ha detto Andrea Varriale, il carabiniere che insieme con il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega la notte del 26 luglio scorso. “La Beretta pesa oltre un chilo ed è lunga 25 centimetri. Io ero vestito con una polo – ha aggiunto il militare rispondendo al pm Sabina Calabretta – dei jeans e le scarpe da ginnastica. Il nostro obiettivo, quando facciamo quel tipo di servizio, è confonderci tra la gente e mimetizzarsi. La zona di competenza era quella che va da Ponte Sisto a Campo de Fiori e piazza Trilussa, il turno era dalla mezzanotte alle sei di mattina. Giravamo a piedi perché il controllo e la repressione dello spaccio non si può fare in auto. Seguiamo gli acquirenti e troviamo i pusher, facciamo così di solito”.

E’ “imputabile” il giovane americano che accoltellò e uccise il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. I periti nominati dalla I corte d’assise, i professori Stefano Ferracuti e Vittorio Fineschi, spiegano: “Si ritiene che Finnegan Lee Elder fosse capace di intendere o di volere al momento del fatto”. Finnegan è sotto processo con il suo connazionale Gabriel Natale Hjorth. In un passo dell’elaborato, che consta di 170 pagine, Ferracuti e Fineschi, chiariscono che Elder “è persona che presenta un disturbo di personalità borderline-antisociale di gravità medio elevata, una storia di abuso di sostanze (in particolare Thc) e un possibile disturbo post-traumatico da stress”. Secondo i periti “tuttavia non è possibile dimostrare che la condizione mentale accertata nell`Elder abbia compromesso la libera capacità decisionale del soggetto al momento del compimento dell`azione delittuosa: riteniamo perciò che il signore sia da valutarsi come imputabile all`epoca dei fatti”. Secondo gli esperti “non si rileva la presenza di un nesso di causalità accertabile con il dovuto rigorismo medico legale tra la condizione clinica identificata e la condotta antigiuridica per la quale è processato”.

Redazione

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