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Castel Volturno (Caserta), sequestrata dai carabinieri forestali e personale della Guardia Costiera un’azienda bufalina responsabile di aver sversato letame in mare, indagati padre e figlio

Carabinieri Forestale di Castel Volturno e il personale dell’ufficio locale marittimo della Guardia Costiera hanno dato esecuzione all’ordinanza di sequestro preventivo di un’azienda zootecnica sita a Capua, con nomina di un amministratore giudiziario, emessa dal Gip presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della Procura della Repubblica sammaritana. A finire sotto sequestro un allevamento bufalino di oltre 670 capi riconducibile a A.Z. di San Cipriano d’Aversa e G.Z. dI Caserta, rispettivamente padre (proprietario dell’allevamento) e figlio (gestore di fatto). Le attività investigative sono state finalizzate ad individuare e contrastare le fonti dell’inquinamento del canale Agnena, che si riverbera nel mare Tirreno attraverso la foce dislocata proprio a ridosso dei confini dei comuni di Castel Volturno e Mondragone, che è stata interessata da un’evidente manifestazione di inquinamento proprio nei primi giorni dello scorso di mese di maggio. A seguito del grave episodio di inquinamento la Procura ha disposto l’effettuazione di mirati accertamenti sul territorio, sia mediante ispezioni che con sorvoli, con riferimento alle attività produttive, stoccaggi di rifiuti, etc., presenti sul territorio del bacino idrografico del Canale Agnena, al fine di individuare le possibili fonti dell’inquinamento. Tale attività cognitiva, iniziata dalla foce dell’Agnena, svolta a cura delle predette polizie giudiziarie, unitamente a personale Arpac (dipartimento provinciale di Caserta), ha interessato l’intero corso d’acqua artificiale, la cui asta principale ha una lunghezza di circa 30 km, fino al punto in cui esso ha origine in comune di Vitulazio. Proprio durante un sorvolo con l’elicottero del 7° Nucleo Carabinieri di Pontecagnano (SA) è stata individuata anche l’azienda zootecnica colpita dall’odierno provvedimento.

Infatti, dall’alto è stato possibile individuare un deposito sul suolo nudo di enormi cumuli di letame proprio lungo la sponda del canale Agnena, per una lunghezza di circa 250 metri ed una larghezza di 6 metri. Il successivo accertamento in sito, oltre a consentire di dettagliare quanto già visionato durante il sorvolo, ha permesso di documentare che i liquidi di sgrondo dei letami tracimava dai cumuli all’interno dell’adiacente Canale Agnena, nonché ha fatto disvelare la presenza di un lagone interrato completamente abusivo colmo di liquami dislocato nello stesso allevamento. L’accertamento ha permesso quindi di riscontrare una gestione totalmente illegale dei reflui zootecnici derivanti dell’attività di allevamento delle bufale che è risultata essere sistematica e protratta nel tempo, e non certo occasionale, in quanto anche il registro delle utilizzazioni agronomiche dei reflui è risultato fermo al giugno 2018.

Come da orientamento giurisprudenziale consolidato della Suprema Corte, per la condotta tenuta risulta ampiamente fondato il “fumus” del delitto di inquinamento ambientale, in quanto sussiste l’alta possibilità di cagionare una compromissione o un deterioramento, significativi e misurabili, dei beni tutelati, in considerazione della natura e della durata nel tempo degli scarichi abusivi. In tal senso depongono l’ubicazione e l’enorme quantitativo di reflui zootecnici che testimoniano il danno in atto per le matrici ambientali suolo ed acqua, con pericolo, in caso di permanenza sul suolo per lungo tempo, anche per il sottosuolo e la eventuale falda sottostante, oltre che per le acque superficiali del Canale Agnena interessate dalle tracimazioni dirette delle acque di sgrondo dei cumuli di letame, il cui inquinamento è causa di eutrofizzazione e riduzione di tenore di ossigeno nell’acqua a cui si deve aggiungere l’eventuale rischio igienico-sanitario associato al possibile incremento di nitrati e di microorganismi patogeni qualora le acque siano destinate ad usi potabili.

Il titolare dell’azienda zootecnica e suo figlio, quest’ultimo risultato gestore di fatto della stessa, sono stati sottoposti ad indagini, in concorso tra loro, per il delitto di inquinamento ambientale, con condotta reiterata e perdurante, per aver cagionato una compromissione ed un deterioramento significativo e misurabile della porzione estesa del suolo nonché delle acque del Canale Agnena a attraverso questi del Mar Tirreno, all’altezza del comune di Castel Volturno. Al fine di impedire il protrarsi delle cennate condotte illecite, nei confronti degli indagati è stato operato il sequestro preventivo della predetta azienda zootecnica ed è stato immesso contestualmente nel possesso dei beni sequestrati un amministratore giudiziario, individuato e nominato dalla Procura, che dovrà garantire l’osservanza delle norme in tema di gestione dei liquami prodotti dai capi bufalini allevati nella stessa, fino al corretto adempimento delle prescrizioni previste dalla legge.

Redazione

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