Nuove tracce per l’individuazione di un tempio dorico nel Parco archeologico di Paestum (Salerno)

Nel giugno scorso, presso le mura della citta’ antica, erano stati trovati alcuni elementi smembrati di un tempio dorico del V secolo avanti Cristo. Ora gli archeologi del Parco archeologico di Paestum, diretto da Gabriel Zuchtriegel, hanno acquisito nuovi dati che potrebbero portare all’ubicazione esatta dell’edificio e allo scavo stratigrafico di quello che rimane nel sottosuolo di un monumento definito un “gioiello dell’architettura dorica tardo-arcaica”. Ne da’ notizia il Cnr, spiegando che una prospezione geofisica, in grado di rilevare tracce sotterranee con metodi non-invasivi, ha permesso di individuare un’anomalia in corrispondenza al ritrovamento degli elementi in superficie, in via ipotetica identificabile con il tempio smembrato. La prospezione e’ stata condotta in collaborazione con il Parco e il ministero dei Beni e delle Attivita’ culturali e del Turismo, da un team multi-disciplinare dell’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale (Imaa) e dell’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente (Irea) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), sotto la direzione scientifica di Enzo Rizzo e Francesco Soldovieri. Coinvolti i ricercatori Ilaria Catapano, Luigi Capozzoli, Gregory De Martino, Gianluca Gennarelli e Giovanni Ludeno.

Nelle elaborazioni prodotte dagli scienziati del Cnr si vede una struttura rettangolare di 6 x 12 metri circa. “Dimensioni che andrebbero bene con quanto abbiamo ricostruito in base agli elementi trovati in superficie, i quali permettono di ipotizzare un intercolunnio di 1,68 metri – premette il direttore del Parco – Quello che ci ha sorpreso e’ la struttura interna che si intravede: ci sembra essere un corpo centrale, una cella, circondata da un portico. Ma un tale tipo di impianto, chiamato periptero in virtu’ del fatto che e’ completamente circondato da colonne, di solito non viene adottato per edifici cosi’ piccoli, ma solo per grandi templi come quello di Nettuno a Paestum. Pertanto solo uno scavo scientifico potra’ dare risposte certe”. “Il team multidisciplinare del Cnr, costituito da Imaa e Irea, che da diversi anni in stretta collaborazione si occupa di esplorazione del sottosuolo – sottolinea Enzo Rizzo – ha lavorato secondo un approccio multidisciplinare andando da una indagine a grande scala, come quella geomagnetica che ha investigato per circa 2 ettari individuando le zone di maggiore interesse archeologico, ad una investigazione di dettaglio”. “In una di queste aree – continua Francesco Soldovieri (Cnr- Irea) – e’ stata condotta una campagna di prospezioni georadar. L’analisi dei dati georadar grazie ad approcci di elaborazione sviluppati dall’Irea ha permesso di identificare la planimetria del tempietto e la sua profondita’ di circa un metro”.

Il direttore del Parco ha ringraziato per “l’ampio sostegno che abbiamo ricevuto da tutte le parti”, dalla Soprintendenza di Salerno e Avellino retta da Francesca Casule e dai proprietari del terreno su cui insiste la struttura, l’Opera Pia “Pompeo Lebano” presieduta da Franco De Feo, al consorzio Ganosis quale appaltatore dei lavori di restauro e manutenzione sulle mura di Paestum che hanno portato alla scoperta del monumento nonche’ ai funzionari del Parco che hanno collaborato nelle attivita’ di recupero e indagine. Non ha dimenticato di ricordare che il Parco di Paestum ha lanciato una campagna di fundraising per il recupero del tempio recentemente scoperto sulla piattaforma Artbonus. “Oltre all’eccezionale valore scientifico – conclude Zuchtriegel – il rinvenimento e’ per noi anche un’occasione per creare coesione e sinergie intorno al patrimonio archeologico, dimostrando in questa maniera che tutela, ricerca e valorizzazione sono parte di un unico cerchio, un’archeologia ‘circolare’ appunto, attenta ai temi della conoscenza e della fruizione accessibile e inclusiva”.

Redazione

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