Il 2 dicembre di 26 anni fa affondava l’Achille Lauro un transatlantico, varato come “Willem Ruys” e successivamente intitolato all’armatore napoletano Lauro quando questi la comprò negli anni sessanta per trasformarla in nave da crociera. È famosa per il dirottamento che vi avvenne nel 1985

il 2 dicembre di 26 anni fa affondava l’Achille Lauro un transatlantico, varato come Willem Ruys e successivamente intitolato all’armatore Lauro quando questi la comprò negli anni sessanta per trasformarla in nave da crociera. È famosa per il dirottamento che vi avvenne nel 1985. La nave era stata acquisita nel 1991 dalla Mediterranean Shipping Company S.A. (MSC). Il 30 novembre 1994, mentre era in navigazione al largo della Somalia durante una crociera tra Genova e il Sudafrica, scoppiò un incendio che due giorni più tardi, il 2 dicembre 1994, ne causò l’affondamento. Le vittime furono due: una persona fu colpita da un oggetto mentre era nella lancia di salvataggio a causa di un’errata manovra nelle fasi di evacuazione e una decedette per complicanze cardiovascolari. Nonostante i disperati tentativi di salvare il relitto in fiamme trainandolo in porto, la nave si voltò su un fianco poco dopo essere stata agganciata da un rimorchiatore e affondò rapidamente. L’armatore aveva pattuito con la compagnia Murri International Salvage Freres un compenso pari alla metà del valore di realizzo del relitto. Le Assicurazioni Generali dovettero risarcire i beni dei passeggeri con circa 28 miliardi di lire.

La maggior parte dei passeggeri fu salvata dal vascello battente bandiera panamense Hawaiian King. Una parte dell’equipaggio fu tratta in salvo dalla fregata Zeffiro della Marina Militare Italiana che rientrava da una missione a Gedda. Le operazioni di salvataggio furono coordinate dal comandante Maurizio Gemignani supportato dal comandante in seconda Cosimo Nicastro e dal direttore sanitario, medico di bordo dell’Achille Lauro, Nicola Freda. I passeggeri superstiti furono scortati nel porto di Gibuti sotto la supervisione del guardiamarina Davide Bottalico, ufficiale medico della fregata Zeffiro. Secondo la commissione d’inchiesta istituita dal ministero dei Trasporti l’incendio fu dovuto al caso. Una curiosità: il celebre cuoco e conduttore Alessandro Borghese lavorava sulla nave proprio nel giorno dell’incendio. Durante una puntata di Che tempo che fa, ha raccontato infatti di aver lavorato, appena maggiorenne, come cuoco sulla stessa nave proprio in occasione dell’incendio. È stato escluso il recupero del relitto, per via della sua antieconomicità e per via del fatto che nel punto dell’affondamento, a 95 miglia dalla costa somala, in pieno Oceano Indiano, la profondità è di circa 5.000 m.

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