Terra dei Fuochi: parla Antonio Limone dell’Istituto Zooprofilattico di Portici, “Basta con questo terrorismo psicologico. Le terre contaminate sono escluse dalla coltivazione”

In diretta a ‘Barba&Capelli’, trasmissione di Corrado Gabriele in onda su Radio CRC, è intervenuto Antonio Limone, istituto zooprofilattico di Portici: “Quando ho ascoltato la presentazione della ricerca alla Camera dei Deputati, con un titolo suggestivo, ricordavo che la verità è sempre parziale e temporanea. Credo che chi si occupa di scienza debba farlo con rigore. Il nostro studio investe 5mila persone, io non sono uno scienziato, sono quello che coordina una ricerca, assieme ad altri istituti, come il Pascale. Se i dati non sono significativi per dare una risposta nella pubblica opinione, non si può suscitare un consenso mediatico. Questa presenza alla Camera è stata fatta dalle spesse persone che lanciano sacchetti al Presidente De Luca. C’è molto pregiudizio, che ha gettato la nostra produzione agroalimentare nel dimenticatoio. Gli scienziati non possono fare queste dichiarazioni senza avere nulla di concreto tra le mani. Campania Trasparente è un mio monitoraggio, che ci ha consentito di dividere i Comuni in basso, medio ed alto impatto. Abbiamo indagato su persone sane, facendo uno studio di correlazione. Quando questo studio lo serviamo complessivamente, riusciremo a rispondere a delle domande importanti che il pubblico si pone.  Immaginare che questa terra è stata lasciata abbandonata in merito a questa situazione è molto triste, perché non è affatto così. Ambiamo indagato su  1500 pozzi, quindi quando sento che in un minuto si sgretola il lavoro di tante persone, è normale innervosirsi. Avevo proposto al dottor Giordano una collaborazione, presentandogli la nostra banca dati, ma non si è mai fatto vedere. Per chiunque abbia a cuore la scienza e la tutela della salute del cittadino, le porte dell’istituto sono aperte, ma se dobbiamo fare una passerella in cui suscitiamo, nella pubblica opinione, una sorta di terrorismo psicologico, non mi sta più bene. Già nell’ottobre 2015 siamo andati all’Expo, attraverso 100 mila dati, che il cibo campano è innocente. Non capisco perché,  se il nostro cibo non presenta delle criticità tali da non poter arrivare sulle tavole dei cittadini, non dovremmo dirlo. I terreni, in cui c’è una criticità che nessuno nega, sono esclusi dalla coltivazione. La Campania non può diventare la maglia nera degli avvelenatori se così non è. Non orientiamo la nostra attività a seconda delle fasi politiche, ma controlliamo i campioni e siamo rigorosi. Abbiamo sdoganato il cibo campano, perché era sano, e stiamo contundiamo a fare questo lavoro in un  modo ancora più importante, che è quello della salute umana”.

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