Offendere i superiori e i colleghi su WhatsApp con frasi offensive, minatorie o razziste non costituisce reato: per il Tribunale “è corrispondenza privata”

L’utilizzo di una chat su Whatsapp tra colleghi di lavoro per veicolare messaggi vocali di contenuto offensivo, minatorio e razzista nei confronti di un superiore e di altri dipendenti non ha contenuto diffamatorio, non costituisce violazione dell’obbligo di fedeltà e non ha, in definitiva, portata rilevante sul piano disciplinare. Lo ha deciso il tribunale di Firenze: è diritto di corrispondenza privata. L’annuncio del Dipartimento del Commercio Americano è atteso a breve: i colossi statunitensi avranno altri 90 giorni di tempo per fare affari con Huawei. Si tratta della terza proroga concessa dall’Amministrazione Trump dopo che, nel maggio scorso, Huawei era stata inserita in una black list a causa di preoccupazioni per la sicurezza nazionale. TikTok scommette sull’e-commerce. L’applicazione cinese molto diffusa tra i giovani segue le orme dei concorrenti Instagram e Snapchat e sperimenta una nuova funzionalità per fare shopping online, grazie a link che gli utenti possono inserire da sé, coinvolgendo gli amici nelle loro esperienze di acquisto.

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