Ricordando Gianni Rodari a 99 anni dalla sua nascita, giornalista, scrittore e poeta specializzato in letteratura per l’infanzia, unico vincitore italiano del prestigioso Premio Hans C. Handersen nel 1970

Gianni Rodari nacque 99 anni fa, all’anagrafe Giovanni Rodari, scrittorepedagogistagiornalista e poeta italiano, specializzato in letteratura per l’infanzia e tradotto in molte lingue. Unico vincitore italiano del prestigioso Premio Hans Christian Andersen nel 1970 fu uno fra i maggiori interpreti del tema “fantastico” nonché, grazie alla Grammatica della fantasia del 1973, sua opera principale, uno fra i principali teorici dell’arte di inventare storie.Gianni Rodari nacque il 23 ottobre 1920 a Omegna, sul lago d’Orta, da Giuseppe Rodari, fornaio che possedeva il negozio in via Mazzini, via principale di Omegna, sposato in seconde nozze con Maddalena Aricocchi, commessa nella bottega paterna. Oggi sulla parete della sua casa natale che dà sulla strada c’è una targa che lo ricorda. Poiché i genitori stavano in negozio venne seguito nel corso della sua infanzia da una balia di Pettenasco. A Omegna frequentò le prime quattro classi elementari ma poi, in seguito alla morte del padre per broncopolmonite (nel 1929), si trasferì a Gavirate in provincia di Varese, paese natale della madre, a nove anni, con il fratello Cesare (1921-1982).

In seguito la madre cedette l’attività del marito al fratellastro di Gianni, Mario (1908-1966), nato dalle prime nozze del padre. Nel 1931 la madre lo fece entrare nel seminario cattolico di San Pietro Martire di Seveso in provincia di Milano, ma comprese ben presto che non era la strada giusta per il figlio e nel 1934 lo iscrisse alle magistrali. Erano anche anni di passione musicale, Rodari prendeva lezioni di violino. Con alcuni amici formò un trio e cominciò a suonare nelle osterie e nei cortili della zona, ma la madre non lo incoraggiò.

Nel 1937 Rodari si diplomò come maestro presso Gavirate. Nel 1938 fece il precettore a Sesto Calende, presso una famiglia di ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania. Nel 1939 si iscrisse alla Facoltà di Lingue dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, abbandonando però i corsi dopo pochi esami. Insegnò in seguito a BrusimpianoRanco e Cardana di Besozzo. Come egli stesso disse, la sua scuola non fu grandiosa a causa della sua giovane età, tuttavia si rese conto che fu una scuola divertente dove i bambini utilizzavano la fantasia addirittura per aiutarlo a correggere le sue stesse opere: questa, insieme a molte altre, fu una delle caratteristiche basilari di Rodari, che lo faranno sempre riconoscere per la sua originalità. Durante la Seconda guerra mondiale venne esonerato dal servizio militare a causa della salute cagionevole. Intanto vinse il concorso per maestro e insegnò come supplente a Uboldo. Nel dicembre del 1943 venne richiamato alle armi dalla Repubblica Sociale Italiana e assegnato all’ospedale milanese di Baggio. Traumatizzato dalla perdita dei suoi due migliori amici (Nino Bianchi, morto nel naufragio della nave Calipso nel Mediterraneo all’inizio della guerra, e Amedeo Marvelli, deceduto durante la campagna di Russia) e dall’internamento del fratello presso un campo di concentramento nazista in Germania, prese contatti con la Resistenza lombarda, gettò l’uniforme ed entrò in clandestinità; quindi si avvicinò al Partito Comunista Italiano, a cui si iscrisse il 1º maggio 1944.

Dopo la Liberazione del 25 aprile 1945 iniziò la carriera giornalistica in Lombardia, dapprima con il giornaletto ciclostilato Cinque punte, poi dirigendo L’Ordine Nuovo, periodico della Federazione Comunista di Varese. Nel frattempo pubblicò alcune trascrizioni di leggende popolari e dei racconti anche con lo pseudonimo di Francesco Aricocchi. Nel 1947, approdò a L’Unità di Milano, su cui, due anni dopo, iniziò a curare la rubrica La domenica dei piccoli. Nel 1950 lasciò Milano per Roma, dove fondò e diresse, con Dina Rinaldi, il giornale per ragazzi Pioniere (settimanale dell’API, Associazione Pionieri d’Italia), con cui collaborò per una decina d’anni, fino alla cessazione della pubblicazione. In tale periodo fondò il campeggio estivo dei Pionieri, con sede prima a Sestola (Modena) e poi a Castelluccio di Porretta Terme (Bologna).

In piena guerra fredda, nel 1951, dopo la pubblicazione del suo primo libro pedagogico Il manuale del Pioniere, venne scomunicato dal Vaticano, che lo definì “ex-seminarista cristiano diventato diabolico”. Per tale motivo le parrocchie bruciavano nei cortili il Pioniere e i libri di Gianni Rodari[2]. Il 25 aprile 1953 sposò la modenese Maria Teresa Ferretti, segretaria del Gruppo Parlamentare del Fronte Democratico Popolare (da cui avrà la figlia Paola nel 1957) e il 13 dicembre dello stesso anno fondò Avanguardia, giornale nazionale della FGCI, Federazione Giovanile Comunista Italiana. Chiusa l’esperienza nel 1956, tornò, chiamato da Pietro Ingrao all’Unità (da settembre 1956 a dicembre 1958). Dal 1954, per una quindicina di anni, collaborò anche a numerose altre pubblicazioni: scrisse articoli su quotidiani e periodici; curò libri e rubriche per ragazzi. Tuttavia entrò nell’Albo dei giornalisti solo nel 1957. Dal primo dicembre 1958 passò a Paese Sera come inviato speciale e nello stesso periodo iniziò a collaborare con Rai e BBC, come autore del programma televisivo per l’infanzia Giocagiò. Dal 1966 al 1969 Rodari non pubblicò libri, limitandosi a una intensa attività di collaborazioni per quanto riguarda il lavoro con i bambini. È questo un periodo molto duro per lui soprattutto a causa delle sue condizioni fisiche e della gran mole di lavoro. Nel 1968, stanco di Paese Sera pensò di accettare l’offerta di Giulio Einaudi Editore, che con Editori Riuniti pubblicava allora i suoi libri, e di trasferirsi a Torino, ma aveva da poco traslocato nel quartiere Gianicolense in attesa di andare a vivere in una nuova casa a Manziana, e poiché la moglie lavorava e non volevano creare traumi di trasferimento nella figlia in età scolare, rimase a Roma. Dopo la morte di Ada Gobetti, assunse la direzione del Giornale dei genitori (incarico che tenne fino all’inizio del 1977[3]). Nel 1970 vinse il Premio Hans Christian Andersen.

Nel 1973 uscì il suo capolavoro pedagogico: Grammatica della Fantasia; introduzione all’arte di inventare storie, saggio indirizzato a insegnanti, genitori e animatori nonché frutto di anni di lavoro passati a relazionarsi con il campo della “fantastica”. Con il celebre pseudonimo di “Benelux”, teneva su Paese Sera una rubrica-corsivo quotidiana molto seguita. Si recò più volte in Unione Sovietica, dove i suoi libri erano diffusi in tutte le scuole delle repubbliche. Intraprese viaggi anche in Cina e in Bulgaria. Nel 1976, insieme alla partigiana e giornalista Marisa Musu, fondò l’associazione di promozione sociale denominata Coordinamento Genitori Democratici, una ONLUS impegnata ad insegnare e praticare i valori di una scuola antifascistalaica e democratica membro del Forum nazionale delle associazioni dei genitori nella scuola istituito in seno al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Fino all’inizio del 1980 continuò le sue collaborazioni giornalistiche e partecipò a molte conferenze e incontri nelle scuole italiane, con insegnanti, genitori, alunni, gruppi teatrali per ragazzi. Suoi testi pacifisti sono stati musicati da Sergio Endrigo e da altri cantautori italiani. Il 10 aprile 1980 si fece ricoverare in clinica a Roma, per farsi operare alla gamba sinistra, data l’occlusione di una vena; morì quattro giorni dopo, il 14 aprile, per collasso cardiaco. Aveva 59 anni. Le sue spoglie sono sepolte nel cimitero del Verano.

Gianni Rodari, scrittore e giornalista famoso per la sua fantasia e originalità, attraverso racconti, filastrocche e poesie, divenute in molti casi classici per ragazzi, ha contribuito a rinnovare profondamente la letteratura per ragazzi. Tra le sue opere maggiori si ricordano Filastrocche in cielo e in terraIl libro degli erroriFavole al telefonoIl gioco dei quattro cantoniC’era due volte il barone Lamberto. Dal suo libro La freccia azzurra è stato tratto un omonimo film d’animazione nel 1996. Il successo raccolto dall’autore in Unione Sovietica ha portato anche in quel Paese alla realizzazione di cartoni animati tratti dalle opere di Rodari, come Cipollino (1961), recentemente tradotto e diffuso in Italia per il mercato home video, o Rassejannyj Džovanni (1969), tratto da La passeggiata di un distratto.

«È difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini, imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi. »
(G. Rodari, Parole per giocare)

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