Siria, ripresi i bombardamenti turchi a ridosso della frontiera

Caccia turchi stanno bombardando la città di Ras al-Ain, nella provincia di al-Hasakah, nella Siria nordorientale al confine con la Turchia. Lo riporta l’emittente siriana al-Ikhbariya. Il corrispondente di Sputnik spiega che le forze armate turche si stanno preparando a entrare nel centro di Ras al-Ain. Al momento non si registrano scontri sul campo con le forze curde. Intanto le truppe di terra stanno continuando ad avanzare nel nord Paese. A dichiararlo il ministero della Difesa di Ankara su Twitter, affermando che ”i nostri eroici commando che stanno partecipando all’Operazione fonte di pace continuano ad avanzare a est del fiume Eufrate nel nord della Siria”. L’esercito turco e le fazioni dell’opposizione dell’esercito siriano hanno conquistato ”diversi villaggi a est di Tal Abyad”, nella Siria nordorientale al confine con la Turchia. Lo hanno reso noto su Twitter fonti militari di Ankara, spiegando che le forze turche ”sono entrate nei villaggi di al-Yabseh, Bir Ashiq, Hawi e Kassas”.

 

Ieri sera un comandante delle Forze democratiche siriane (Fds) aveva riferito su Twitter che l’alleanza curda era riuscita a fermare un tentativo delle truppe turche e dei suoi alleati siriani di entrare nella città di Ain Issa. Se la Turchia rivendica un avanzamento nel nordovest della Siria, fonti curde spiegano che le Fds hanno ”fermato l’avanzata delle forze e inflitto perdite nei loro ranghi”. Il tentativo di incursione turco segue il raid aereo sulla periferia di Ain Issa, che dista solo 35 chilometri dalla città di Tal Abyad nella provincia settentrionale di al-Raqqa in Siria. I curdi hanno liberato Tal Abyad dalla presenza dei miliziani del sedicente Stato Islamico (Isis) nel giugno del 2015.

 

L’esercito turco ha finora colpito 181 obiettivi curdi dall’inizio dell’offensiva militare, lanciata ieri. A confermarlo il ministero della Difesa, spiegando che gli obiettivi sono stati colpiti con raid aerei e con fuoco di artiglieria. L’operazione è stata decisa dalle autorità turche per eliminare la minaccia posta dalle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg) ai confini con la Turchia. ”Il nostro esercito continua la sua lotta contro i terroristi, con la priorità di proteggere i civili dalle minacce”, ha scritto sul social il vice presidente turco Fuat Oktay. ”Agendo nell’ambito dei suoi diritti riconosciuti dal diritto internazionale e del ‘diritto all’autodifesa’ stabilito dalla Carta dell’Onu, la Turchia è determinata a drenare la palude del terrore che minaccia i nostri confini e rappresenta una minaccia per il mondo intero”, ha aggiunto. Oktay ha quindi spiegato che ”la nostra più grande aspettativa è che l’opinione pubblica mondiale abbia la stessa determinazione a combattere contro le organizzazioni terroristiche”. E sono almeno tre i militanti curdi del Pkk uccisi finora nei raid aerei nelle regioni di Gara e Zap nel nord dell’Iraq, dov’è in corso l’Operazione Artiglio.

Intanto, il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo è intervenuto a sostegno dell’offensiva militare lanciata dalla Turchia, affermando che Ankara ha motivi legittimi per temere la presenza delle forze curde ai suoi confini e ha diritto di difendersi. ”I turchi hanno preoccupazioni legittime legate alla sicurezza. Hanno una minaccia terroristica al loro confine meridionale”, ha detto Pompeo nel corso di una intervista con Pbs NewsHour. “Stiamo lavorando per avere la certezza di stare facendo tutto il possibile per evitare che una minaccia terroristica colpisca la popolazione in Turchia”, ha aggiunto. ”Gli Stati Uniti non hanno dato il via libera alla Turchia”, ha poi precisato Pompeo nel corso di una intervista con Pbs NewsHour. Dopo una telefonata con il presidente turco Erdogan, racconta, era ”diventato chiaro che i soldati americani erano a rischio e il presidente (Usa Donald Trump, ndr) ha preso la decisione di trasferirli in un posto dove non erano in pericolo”. Riconosciuta la minaccia ai confini con la Turchia, Pompeo ha detto che ”continueremo a fare ciò che è nell’interesse dell’America”, citando la lotta contro ”la minaccia del terrorismo islamico radicale proveniente dalla Siria”.

Il Senato americano sta però valutando di imporre sanzioni contro la Turchia e il presidente Recep Tayyip Erdogan nel caso in cui le Forze armate di Ankara non si ritirassero. L’iniziativa bipartisan è stata lanciata dal senatore repubblicano Lindsey Graham e dal democratico Chris Van Hollen. Previsto il congelamento dei beni di Erdogan, del suo vice presidente Oktay e del ministro della Difesa turco Hulusi Akar. Previste anche sanzioni nei confronti delle entità che hanno rapporti commerciali con le forze armate turche o con compagnie petrolifere e del gas che collaborano con l’esercito di Ankara. “Mentre l’Amministrazione si rifiuta di agire contro la Turchia, mi aspetto un forte sostegno bipartisan” alla proposta di sanzioni, ha scritto Graham su Twitter. Il presidente americano Donald Trump si è detto d’accordo con la decisione di imporre sanzioni sulla Turchia se l’esercito di Ankara non agirà in modo ”umano”. E’ così che Trump ha risposto al senatore repubblicano Graham. ”Io e Lindsey la pensiamo in modo diverso. Ma concordiamo sulle sanzioni”, ha detto Trump. Anzi, ci saranno ”molto più che sanzioni” se il presidente Erdogan ”non agirà nel modo più umano possibile”. A proposito dei turchi, Trump ha detto che ”volevano combattere ed ecco che lo stanno facendo. Lo aspettavano da tempo”.

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