Ricordando Sylva Koscina, scomparsa nel 1994. Oggi avrebbe compiuto 86 anni. Rappresentò la sublimazione della trasgressione extraconiugale tipica della commedia all’italiana

Sylva Koscina  è stata un’attrice jugoslava naturalizzata italiana. Conobbe un grande successo per l’avvenenza, grazie alla quale rappresentò la sublimazione della trasgressione extraconiugale tipica della commedia all’italiana, anche se in seguito ebbe modo di mettersi in luce e rivelare qualità anche in ruoli drammatici. Attiva per quasi quarant’anni, morì a 61 anni per tumore al seno, un anno dopo il suo ultimo film.

Di origine croata, nata nell’allora Regno di Jugoslavia (i Košćina erano proprietari del primo grande cantiere marittimo a Spalato), qualche testo di cinema riporta erroneamente il nome Sylva Koskinon e l’origine greco-polacca. Da adolescente si trasferì in Italia durante la seconda guerra mondiale, seguendo la sorella sposata con un italiano. Mentre seguiva i corsi per la laurea in fisica all’Università degli Studi di Napoli, alloggiando in un convitto di suore e facendo una vita molto ritirata, le fu chiesto per caso di sostituire una Miss che doveva consegnare i fiori al vincitore della tappa napoletana del Giro d’Italia del 1954. Si convinse a fatica per via della sua timidezza, ma tra il pubblico c’era Eduardo De Filippo che la notò e che pensò di farle fare un piccolo ruolo nel film Questi fantasmi che stava per girare. La cosa poi non si concretizzò ma le si aprirono in seguito le strade del cinema con una piccolissima parte al fianco di Totò in Siamo uomini o caporali (1955) di Camillo Mastrocinque. Il primo ruolo importante arrivò con Il ferroviere(1955), con la regia di Pietro Germi.

Attraente, prosperosa e fotogenica, Koscina comparve in molte pellicole degli anni 1950, 1960 e 1970 lavorando con Alberto SordiNino Manfredi e Ugo Tognazzi. Suo grande successo fu accanto a Sordi in Ladro lui, ladra lei(1958) di Luigi Zampa e continuò la salita con Giovani mariti (1958) e Mogli pericolose (1959). Fu al fianco di Steve Reeves in Le fatiche di Ercole (1957) e Ercole e la regina di Lidia (1958). Negli anni 1960 partecipò – oltre che allo sceneggiato televisivo I Giacobini – al film drammatico Il sicario (1960) di Damiano Damiani, ma ottenne un vasto successo nelle commedie come Il vigile (1960) o Copacabana Palace (1962), e fu scelta da Federico Fellini per la parte di una delle sorelle della protagonista in Giulietta degli spiriti (1964).

Come altre attrici italiane in quel periodo, a partire dal 1967 fu ingaggiata per girare alcune pellicole a Hollywood: fu lanciata con un’audace campagna stampa, che culminò con la pubblicazione di un servizio fotografico su Playboyin cui posava a seno nudo. Negli Stati Uniti ebbe come partner Kirk Douglas in Jim l’irresistibile detective (1968) e Paul Newman in Guerra, amore e fuga (1968), film però che ebbero uno scarso successo di pubblico e critica. Tornata in Europa, nel 1969 interpretò la parte di una giovane eroina partigiana jugoslava nel film La battaglia della Neretva di Veljko Bulajić accanto a Yul BrynnerSergej BondarchukOrson Welles. Nel 1970 girò Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa, dove, a differenza della protagonista Monica Vitti, apparve a seno nudo. Era una fan di Tito, che nel decennio 1970-79 la ospitò spesso nell’isola di Brioni assieme a vari attori.

Popolare anche nel settore televisivo, fu conduttrice con Mike Bongiorno e Paolo Villaggio dell’edizione 1972 del Festival di Sanremo. Gli ultimi film furono nell’ambito del cinema di genere, anche se le sue partecipazioni erano per lo più in veste di guest star, interprete quasi di se stessa, come mito senza età. A partire dai primi anni 1960 investì la maggior parte dei suoi considerevoli guadagni in una lussuosa villa a Marino con arredi del XVI secolo e dipinti artistici. Più tardi nel 1976, in seguito ad una inchiesta per evasione fiscale fu costretta a vendere la dimora. Negli anni ’60 l’attrice convisse e si sposò con il produttore Raimondo Castelli; nel 1967 il matrimonio fu annullato per la bigamia di Castelli. Morì il 26 dicembre del 1994 a 61 anni per un tumore al seno. Riposa nella tomba di famiglia al cimitero di Prima Porta a Roma.

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