Era scampato alla strage di Nassiriya ma lo Stato non gli ha riconosciuto il peggioramento del suo stato di invalidità: carabiniere restituisce la medaglia d’oro ma deve anche pagarla
L’ultimo gesto a novembre dello scorso anno; una data scelta non a caso, proprio per l’anniversario dei quindici anni dell’attentato. Quel viaggio da Porto Torres – dove vive con la moglie – fino a Roma per restituire l’alto riconoscimento al comando generale dei carabinieri: la custodia blu con la medaglia e gli attestati in pergamena. Un gesto premeditato perché già nel 2017 aveva tentato, invano, di lasciarla alla Prefettura di Sassari che aveva opposto un rifiuto. Ora, questa nuova notifica: “E’ l’ennesima umiliazione – dice – ecco come vengono trattati i militari. Non hanno nemmeno voluto sapere il perché, mai una convocazione in otto mesi. Però hanno continuato a mandarmi l’auto con autista per le cerimonie a Cagliari”.
Sini puntava alla cancellazione dell’onorificenza, ma l’atto – appunto – era un altro. Ha dato quindi mandato al legale Andrea Bava e annunciato una causa allo Stato. Su Facebook ha pubblicato un video girato a Sassari davanti al monumento per i caduti di Nassiriya. Guarda in camera e parla di responsabilità militari, ricorda di aver portato via i corpi, critica la retorica degli eroi e chiede al generale dei carabinieri: “Siamo italiani o siamo mercenari?”. Poi la chiusura con un “Vergognatevi”, rivolto al ministro dell’Interno, Matteo Salvini e alla ministra della Difesa, Elisabetta Trenta.