Proseguono le indagini dopo gli attacchi in Sri Lanka, “Gli attacchi in risposta al massacro di Christchurch”

Mentre il bilancio della strage di Pasqua in Sri Lanka continua a salire, con 321 morti e 521 feriti, proseguono senza sosta le indagini per capire chi ci sia dietro uno dei più sanguinosi attentati contro una comunità cristiana.  Secondo l’esito delle prime indagini, gli attacchi sono stati condotti da estremisti islamici locali in risposta agli attentati del 15 marzo scorso contro due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, ha riferito il ministro della Difesa cingalese, Ruwan Wijewardene, in un intervento in Parlamento. “Le indagini preliminari hanno rivelato che quello che è accaduto in Sri Lanka è stata una rappresaglia per l’attacco contro i musulmani a Christchurch” che ha ucciso 50 persone, ha affermato Wijewardene, secondo il quale una nota dell’intelligence è stata trasmessa al governo nelle settimane precedenti all’attacco di Pasqua. Insomma, sembra sempre di più che si trattasse di una strage annunciata. Nel documento si evidenziava che un membro del gruppo terroristico identificato come responsabile degli attentati aveva iniziato ad aggiornare i suoi account sui social media “con contenuti estremistici” all’indomani della sparatoria di massa condotta da un estremista di destra contro due moschee di Christchurch.

Ma gli esperti dell’antiterrorismo ritenettero che la natura sofisticata dell’attacco e le attrezzature utilizzate avrebbero probabilmente richiesto mesi di preparazione, compresa la formazione degli attentatori suicidi e il collaudo degli esplosivi. Wijewardene ha anche ribadito che il primo ministro e altri funzionari chiave del governo non sono mai stati informati della possibilità di un attacco imminente. “Riteniamo che il massacro sia stato eseguito da un gruppo islamista estremista noto per avere collegamenti con un’organizzazione denominata National Thowheed Jamath. Prenderemo provvedimenti immediati per vietare qualsiasi organizzazione che abbia collegamenti con elementi estremisti”, ha concluso il ministro della Difesa. 

Ora come ora sono 40 in tutto le persone arrestate da domenica in relazione a quanto accaduto, come ha riferito l’emittente News 1st. Non si sa molto del Thoweed Jamath Nazionale, il gruppo islamista locale cui viene addossata la responsabilità. Secondo Alan Keenan, direttore per lo Sri Lanka dell’International crisis Group, potrebbe trattarsi dello stesso movimento protagonista lo scorso anno di un “piccolo ma importante incidente”. A dicembre nella città di Marwanella, ha ricordato parlando con la Bbc, alcune statue di Buddha vennero fatte a pezzi e la polizia arrestò un gruppo di giovani che erano stati studenti e seguaci di un predicatore. Il nome di quest’ultimo era contenuto nel documento dell’intelligence circolato domenica”. Il gruppo – esplicitamente citato nel recente rapporto di polizia che avvisava del rischio di attacchi contro chiese e contro l’Alta Commissione dell’India – sarebbe nato dalla scissione da un’altra formazione islamica estremista, Sri Lanka Thowheed Jamath (SLTJ), il cui leader Abdul Razik era stato arrestato nel 2016 per incitamento all’odio contro i buddhisti. Ma le autorità del Paese insistono sui legami esterni di chi ha agito, su chi ha preparato gli ordigni, sulla provenienza degli attentatori suicidi, perché – ha affermato il portavoce del governo, Rajitha Senaratne, “non crediamo che una piccola organizzazione interna a questo paese possa aver fatto tutto questo”.

Fa discutere dunque la notizia, confermata dalle autorità dello Sri Lanka, dove oggi è giornata di lutto nazionale e si stanno svolgendo i primi funerali, di aver ricevuto in anticipo informazioni relative a possibili attentati suicidi contro le chiese del Paese: nel corso di una conferenza stampa, il portavoce del governo, Rajitha Senaratne, ha reso noto che un alto ufficiale di polizia aveva fatto circolare un’informativa sui possibili attacchi, ma che il suo contenuto non è stato condiviso con il premier Ranil Wickremesinghe o ministri del suo governo. “Se avessimo avuto informazioni in anticipo, avremmo potuto adottare misure preventive. L’ispettore generale della polizia deve dimettersi per questo”. La polizia ricade sotto l’autorità del ministro della Difesa e presidente, Maithripala Sirisena, che convive in una difficile coalizione con il premier dopo la decisione improvvisa in ottobre del capo dello Stato di allontanare il capo del governo, poi reinsediato al suo incarico dopo una lunga crisi politica. A indagare sulla serie di attentati un team guidato da un giudice della Corte Suprema. Oltre al giudice Vijith Malalgoda ne faranno parte l’ex ispettore generale di polizia NK Illangakoon e l’ex funzionario Padmasiri Jayamanna. Ma il presidente dello Sri Lanka Maithripala Sirisena ha intenzione di chiedere aiuto internazionale per ricostruire i legami esterni degli attentatori che hanno colpito il Paese. “L’intelligence ritiene che dietro ai terroristi locali si nascondano organizzazioni straniere. Pertanto il presidente chiederà l’aiuto di altri paesi”, si legge in un comunicato diffuso dal suo ufficio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.